La famiglia Rosselli tra storia, politica e cultura

La Soprintendenza archivistica per la Toscana era da tempo a conoscenza dell’esistenza dell’archivio della famiglia Rosselli, conservato a pochi chilometri da Firenze, nella villa dell’Apparita, che era stata tra l’altro l’ultima residenza di Nello Rosselli, vero e proprio rifugio in cui poteva portare avanti il suo lavoro di storico, lontano dalla quotidiana retorica imposta dal regime fascista. L’archivio infatti era stato in precedenza utilizzato da alcuni studiosi per le loro pubblicazioni sui fratelli Rosselli; ad esempio lettere e documenti del carteggio di Nello erano stati pubblicati già nel 1979 nel volume Nello Rosselli: uno storico sotto il fascismo: lettere e scritti vari, 1924-1937, a cura di Zeffiro Ciuffoletti (Firenze, La nuova Italia, 1979). Anche se era stato possibile effettuare alcune visite (in particolare nel 1988 e nel 1992), che avevano portato alla stesura di relazioni descrittive, non fu possibile però riuscire a prendere visione delle carte in maniera sistematica, per una serie di motivi, tra cui le precarie condizioni di salute di Maria Todesco, vedova di Nello. Le descrizioni realizzate in queste due circostanze erano quindi estremamente sommarie, anche se facevano intuire almeno parzialmente la rilevanza di questo patrimonio documentario; in particolare venivano relativamente evidenziati i documenti di Nello Rosselli, mentre le restanti carte di altri esponenti della famiglia (in particolare quelle della madre, la scrittrice Amelia Pincherle Rosselli e quelle del fratello maggiore, Aldo, caduto al fronte nella Prima guerra mondiale) erano descritte in forma ancora più sommaria. Per inciso, all’Apparita si trovavano anche le carte prodotte da Carlo Rosselli fino al momento dell’esilio, il 1929 (i documenti posteriori sono da molti anni conservati all’Istituto storico della Resistenza in Toscana -ISRT nel fondo denominato Giustizia e Libertà). Fu comunque possibile emanare la dichiarazione di notevole interesse storico in data 23 maggio 1991 e, successivamente, elaborare una scheda descrittiva del fondo, pubblicata nella Guida agli archivi di personalità della cultura in Toscana tra ‘800 e ‘900 (Firenze, Olschki, 1996). Le vicende successive portarono gli eredi di Maria Todesco (nel frattempo deceduta) alla decisione di vendere l’archivio ad un ente che ne garantisse la conservazione e la fruizione. La scelta cadde sulla Fondazione Rosselli di Torino. Prima del trasferimento a Torino fu però possibile alla Soprintendenza di prendere visione in forma più sistematica della documentazione; in tale occasione fu redatto un elenco di consistenza più esaustivo di tutte le carte, che cronologicamente partivano dagli anni del Risorgimento per arrivare a coprire tutta la prima metà del Novecento. A Torino, a partire dal settembre 2002, iniziò un intervento che ha portato ad un’inventariazione quasi totale delle carte, ad opera di tre archiviste, Carla Ceresa, Valeria Mosca e Daniela Siccardi, che hanno usato per tale descrizione il software Guarini. L’inventario è al momento solo parzialmente consultabile online, in un portale comunque utile per gli studiosi e ricco di informazioni storico-archivistiche. La Fondazione Rosselli di Torino ha però avuto, in particolare negli ultimi anni, una vita travagliata che ha determinato, alla fine, la messa in liquidazione di tutto il patrimonio dell’ente. A questo punto, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, al fine di evitare il rischio di un’eventuale dispersione dell’archivio e della biblioteca (tra l’altro unitariamente vincolati da un decreto emesso il 27 dicembre 1994 dall’Ufficio centrale per i beni librari e gli istituti culturali del Ministero per i beni culturali e ambientali, che li aveva dichiarati “di interesse eccezionale”) ha deciso di acquistare tale patrimonio e di destinarlo a Firenze, ritenendolo la sede naturale in cui conservare archivio e biblioteca, dati gli stretti legami esistenti tra la famiglia Rosselli ed il territorio fiorentino, dove tra l’altro sono conservati molti archivi di famiglie e di persone che ebbero rapporti con i Rosselli. È stato possibile così ricomporre un’unitarietà del fondo di Nello Rosselli, in quanto Maria Todesco aveva a suo tempo donato a quell’Archivio di Stato molte carte relative agli studi storici sul Risorgimento di Nello Rosselli, in particolare su Giuseppe Montanelli. Inoltre, come già ricordato, gran parte dell’archivio di Carlo Rosselli si trova all’ISRT. Tra gli impegni presi dal Ministero al momento dell’acquisizione vi è il completamento in tempi rapidi del lavoro di inventariazione e la sua pubblicazione integrale sul web. Infine, il 9 giugno 2017, in occasione dell’ottantesimo anniversario dell’uccisione dei fratelli Rosselli, l’Archivio di Stato di Firenze ha inaugurato una mostra dal titolo I Rosselli: una famiglia tra risorgimento e antifascismo, curata da Emilio Capannelli e Loredana Maccabruni, e ha organizzato un incontro di studio nel quale sono intervenuti Valdo Spini per la Fondazione Circolo Fratelli Rosselli di Firenze, Zeffiro Ciuffoletti per l’Università degli studi di Firenze, Simone Neri Serneri per l’Istituto Storico per la Resistenza in Toscana, Tomaso Montanari per l’Associazione “Libertà e Giustizia”, oltre al Direttore generale archivi, Gino Famiglietti, al direttore dell’Archivio di Stato di Firenze, Carla Zarrilli, alla soprintendente archivistica e bibliografica della Toscana, Diana Toccafondi, alla soprintendente archivistica e bibliografica del Piemonte, Monica Grossi. La mostra, rimasta aperta dal 9 al 23 giugno 2017, ha esposto documenti, carteggi, fotografie, giornali, pubblicazioni e manoscritti delle opere di Carlo e Nello Rosselli, che hanno illustrato e documentato le tappe salienti della loro storia familiare, personale e culturale e del loro impegno politico: il legame con l’eredità politica e culturale del Risorgimento del ramo familiare Nathan Rosselli; l’appartenenza all’ambiente della cultura ebraica; il coinvolgimento nell’interventismo e la partecipazione alla Prima guerra mondiale; le vicende del Primo dopoguerra, la militanza antifascista e la creazione del Movimento “Giustizia e Libertà”; i processi, le condanne al confino, l’esilio e l’assassinio di Carlo e Nello in Francia da parte del regime fascista il 9 giugno 1937; le loro opere di argomento politico e storico, le recensioni e la loro eco nella stampa. Fonte: ilmondodegliarchivi.org SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

1956: LA RIVOLUZIONE UNGHERESE

di Aron Coceancig Il 23 ottobre 1956 il popolo ungherese insorge. Una rivolta per conquistare libertà e indipendenza. I fedelissimi del regime stalinista vengono sbaragliati facilmente dagli ungheresi in armi che però non avevano fatto i conti con gli equilibri internazionali. L’Ungheria, piccolo paese uscito con le ossa rotte dal secondo conflitto mondiale, si ritrova a combattere contro una superpotenza militare, l’Unione Sovietica. Davide contro Golia, ma in questo caso la storia è stata drammaticamente sfavorevole a Davide. L’invasione sovietica stronca l’animo rivoluzionario dei giovani ungheresi che muoiono sotto i colpi dei carri armati. L’Ungheria viene “normalizzata” e dei giovani del 1956 non se ne parlerà più, se non clandestinamente, fino al 1989. Una rivoluzione epocale, che ha un posto importante nella storia europea e che è ancora oggi fonte di dibattito tra storici e politici sul ruolo che ha avuto e sugli obiettivi che i rivoluzionari si proponevano. Il 1956 ungherese è stato senza ombra di dubbio un avvenimento europeo che ha racchiuso al suo interno le contraddizioni di un continente uscito da due guerre mondiali ed appena immerso in una lotta ideologica che non lasciava scampo. Anche per questo la Rivoluzione è stata interpretata come movimento nazionale per l’indipendenza, come rivolta operaia e operaista, come insurrezione anti-comunista o come movimento per un socialismo democratico. Tante diverse interpretazioni che partono dal presupposto di una violenta ribellione del popolo ungherese contro il totalitarismo degli anni ’50. L’Ungheria stalinista Dopo la seconda guerra mondiale l’Ungheria vive una breve parentesi democratica dal 1945 al 1948. Nel dopoguerra la costruzione del socialismo ungherese procede difficilmente tanto è vero che alle elezioni del 1945 il Partito Comunista è appena terzo, uno dei partiti più deboli dell’Europa orientale. Il leader stalinista Rákosi inizia così un tenace lavoro di conquista del potere ed in meno di 3 anni, grazie alla tattica del salame da lui inventata, riesce a neutralizzare le opposizioni e a creare un regime totalitario. Gli anni del regime Rákosi sono contrassegnati dal culto della personalità, dal regime poliziesco, dalle requisizioni nelle campagne e da una profonda crisi economica. Rákosi si vanta di essere più stalinista di Stalin, un biglietto da visita non molto digeribile per il popolo ungherese. E proprio la morte di Stalin apre nuovi scenari a livello internazionale ma anche in Ungheria dove l’ala riformista del partito comunista trova nuove energie grazie alla nuova leadership di Mosca. Imre Nagy, capo di quest’area diventa primo ministro (1953) e apre una fase nuova contrassegnata da: rallentamento delle misure contro i contadini, rilascio dei prigionieri politici, stabilizzazione della situazione economica. Questo nuovo corso dura però poco, perchè nel 1955 gli stalinisti in Ungheria riprendono forza e potere marginalizzando Nagy. Il ritorno al potere della cricca di Rákosi (in primis Ernő Gerő) è mal digerito dalla popolazione ungherese. L’ottobre ungherese Le rivoluzioni si sa iniziano da intellettuali e studenti, ma possono trionfare solo con gli operai. E nella rivoluzione ungherese ci sono tutti e tre questi protagonisti. Sono gli intellettuali del Circolo Petőfi che nei mesi precedenti l’ottobre si riuniscono per criticare il potere. Sono gli studenti, prima a Szeged e poi a Budapest, che si riuniscono in associazioni e indicono la manifestazione del 23 ottobre. Corteo al quale si uniscono nel pomeriggio gli operai che terminavano il loro turno di lavoro. Il 23 ottobre così il popolo ungherese si trova di fronte al parlamento e scandisce con forza il nome di Imre Nagy. Giovani Rivoluzionari Ungheresi La stessa sera iniziano anche i primi scontri armati nelle vicinanze della Radio. Da lì si susseguono giorni frenetici. Imre Nagy diventa primo ministro; un po’ ovunque sorgono Consigli Operai e Gruppi rivoluzionari; l’esercito ungherese appoggia la rivoluzione. E tra giorni di festa per la riconquistata libertà e di lutto per le stragi compiute dalla polizia stalinista (“giovedì di sangue”, il 25 ottobre, muoiono centinaia di persone), la rivoluzione trionfa. L’AVH (polizia politica) viene sciolta, le truppe sovietiche si ritirano e nasce un governo di coalizione guidato da “zio Imre“. La storia ungherese però non lascia spazio a rivoluzioni vittoriose, le tragedie sono sempre dietro l’angolo. E questa volta dall’angolo spunta l’esercito di una superpotenza contro la quale si può fare ben poco. La rivoluzione viene abbattuta con l’invasione del 4 novembre. 3.000 carri armati, 100.000 fanti contro una città difesa soprattutto da giovani e operai mal armati. Grande è ancora il dibattito storico sul secondo intervento sovietico, sulla situazione internazionale (la crisi di Suez), sul ruolo di Kádár (il grande traditore) e sugli obiettivi socio-politici che avevano i rivoluzionari. Il fatto indiscutibile è però che l’Ungheria viene schiacciata. La repressione Gli scontri terminano poco prima di Natale e lasciano sulle strade di una Budapest distrutta 3.000 morti. Mentre a comandare la città tornano i tanto odiati sovietici. Negli anni successivi la mano del governo Kádár non sarà affatto morbida. Migliaia gli ungheresi incarcerati, centinaia quelli che vengono giustiziati tra cui l’appena diciottenne Péter Mansfeld. Duecentomila lasciano il paese. La nuova Ungheria kadariana fonderà il suo potere su una grande bugia: “il 1956 è stata una contro-rivoluzione“. Fonte: ungherianews.com     SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Enrico Cuccodoro. Lettera e Spirito dei Poteri Idee di organizzazione costituzionale

Tomo III LE DISCONTINUITÀ DI CRISI Questioni costituzionali aperte Alla luce delle principali forme politiche di governo, nel prestare attenzione alla natura e all’evoluzione dell’Esecutivo in Italia, si è intrapresa la presente indagine, con l’intenzione di approfondire o meglio riprendere caratteri e valenze nei loro rilevanti fondamenti costituzionali e, successivamente, dare consistenza all’assestamento e alle più appariscenti tendenze attuali del nostro impianto istituzionale per la rappresentanza politica e la governabilità. Affiorano qui le “discontinuità di una crisi” indagate, appunto, attraverso questioni costituzionali aperte (sovranità popolare, partiti e movimenti politici, leggi elettorali quali “norme di sistema”, meccanismi fiduciari -fiducia, sfiducia, questione di fiducia, mozioni parlamentari rivolte a ministri… o come adesso, addirittura, inedita critica al governatore della Banca d’Italia…-, premiership o collegialità di governo, struttura ed evoluzione del governo di coalizione, vertici e verifiche in ambito politico). L’ambivalenza, infatti, include almeno due significati: il primo è che il potere e il suo esercizio di trovano, nuovamente, a fare i conti con alterni momenti di ricorrente crisi; il secondo, riguarda i modi di legittima conquista del potere e la sua complessa gestione e tenuta, che continuano ad avere un rilevante peso specifico nel profilo della organizzazione costituzionale dello Stato e del processo politico complessivo. Una ricerca di “equilibrio” a cui tendere tra i due poteri in bilico, quali l’Esecutivo e il Legislativo nel loro confronto, spesso smarrito, e nella “leadership” politico-costituzionale in ragione degli esiti della c.d. “democrazia della decisione”. Siamo di fronte a “problemi” e “temi” costituzionali di riflessione aggiornata, nell’intenzione di rendere una ulteriore “narrazione” non astratta, bensì concreta ed effettiva verso le appariscenti trasformazioni nel sistema delle istituzioni e della complessiva dinamica dei poteri nei loro punti di chiarezza e nei molto risvolti, tutt’ora oscuri, per talune incoerenze segnalate nel quadro costituzionale e delle istituzioni principali di governo del Paese. ENRICO CUCCODORO è professore di diritto costituzionale nell’Università del Salento e Coordinatore nazionale dell’Osservatorio Istituzionale per la libertà e la giustizia sociale “Sandro e Carla Pertini”. Con il presente volume dedicato alle discontinuità di crisi si completa un percorso di approfondimento sulla lettera e lo spirito dei poteri, con varie idee di organizzazione costituzionale nella Trilogia dei tomi pubblicati per i tipi di Editoriale Scientifica in Napoli, che vede luce in occasione del Settantesimo Anniversario della Costituzione.   Enrico Cuccodoro Lettera e Spirito dei Poteri Idee di organizzazione costituzionale Tomo III LE DISCONTINUITÀ DI CRISI Questioni costituzionali aperte Editoriale Scientifica, Napoli 2016-2017, pp. 213. 13 euro. Isbn: 978 88 9391 038 5 SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

UIKI : Il popolo curdo è preoccupato per le condizioni del leader Abdullah ÖCALAN

Appello Urgente alle istituzioni EU, alla Stampa e all’Opinione Pubblica Ci sono novità preoccupanti rispetto alla salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan. Negli ultimi due giorni alcune aree stanno diffondendo nei social media notizie sul fatto che Öcalan sarebbe morto in carcere. Noi come popolo curdo siamo preoccupati per la vita di Öcalan. Voci recenti e discussioni nei media turchi sul fatto se sia vivo o meno hanno creato gravi preoccupazioni tra i curdi in Turchia, nel Medio Oriente e in Europa, compresa l’UE. Tutti sono consapevoli della sensibilità del nostro popolo e del suo partito rispetto alla salute e alla vita del leader del popolo curdo. Tenendo a mente questo, è indispensabile che le novità che vengono diffuse non siano falsificate. Le dichiarazioni del Pubblico Ministero di Bursa non sono in alcun modo sufficienti. È un diritto fondamentale della sua famiglia, dei suoi rappresentanti legali e dell’opinione pubblica essere informati sulla salute di Öcalan. Per questa ragione deve essere permessa con urgenza una vista Öcalan da parte dei suoi legali e della sua famiglia. Non è possibile per il nostro popolo credere a una dichiarazione ufficiosa da parte del Pubblico Ministero di Bursa. Continueremo ad essere preoccupati fino a quando non avremo notizie su Abdullah Öcalan da una fonte affidabile. Il governo dell’AKP di Erdogan è direttamente responsabile per la sicurezza e la salute di Öcalan e ogni male di cui abbia sofferto. I suoi legali e la sua famiglia hanno il diritto di ricevere informazioni sulla sua situazione. • Facciamo appello al Comitato per la Prevenzione delle Tortura (CPT) perché intervenga per garantire che siano ottenute le informazioni necessarie. • Facciamo appello ai gruppi curdi e alle aree democratiche perché agiscano e chiedano spiegazioni sulla salute di Öcalan e la situazione della sua sicurezza. • Facciamo appello alle forze internazionali che hanno consegnato Öcalan alla Turchia il 15 febbraio 1999 perché intervengano in nome dell’umanità e delle loro responsabilità collettive sulla sua detenzione e sul suo processo di cui poi si è accertato che è stato iniquo e sul fatto che è stato accertato che è stato oggetto di tortura psicologica ai sensi della Convenzione Europea sui Diritti Umani (ECHR). Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia – UIKI Onlus SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

“Le prerogative parlamentari umiliate”

“… il raffronto tra la legge Acerbo e le condizioni in cui fu votata nel 1923 e la vostra legge e le condizioni in cui sta per essere votata è sulle labbra di tutti. Potremmo dirvi: ‘Buon appetito, signori, e arrivederci’. Non lo diciamo. Con il nostro atteggiamento nell’imminente voto di fiducia, intendiamo richiamarvi alla nozione esatta della situazione ed a una valutazione non esagerata dell’idea che vi fate dei vostri mezzi. Nelle condizioni create dagli arbitrii governativi e della maggioranza, di fronte all’incostituzionalità della procedura ed alle clamorose violazioni del regolamento e della prassi parlamentare, il modo più eloquente che ha la sinistra per separare le proprie responsabilità da quelle del Governo e della maggioranza, è di non partecipare alla votazione al fine di meglio sottolinearne la illegalità. Perciò l’opposizione ha deciso di non partecipare alle votazioni. Essa confida nel Senato della Repubblica perché le prerogative parlamentari umiliate in questo ramo del Parlamento siano ristabilite nella loro integrità; essa si riserva di informare il Presidente della Repubblica della situazione che si è creata alla Camera; essa fa appello al popolo perché dia di nuovo alla Repubblica e alla democrazia il suo vero volto, il volto della Resistenza”. Pietro Nenni – Camera dei Deputati, 18 gennaio 1953 SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

MIGRANTI: MARRAMAO, NO RAZZE MA ESSERI UMANI UGUALI E DIFFERENTI

di Carlo Patrignani Umano e inumano: è su questi due aggettivi, tornati prepotentemente alla ribalta per l’inedito fenomeno dell’emigrazione con i suoi conflitti etnici e nazionali, con le lotte a dominanza religiosa connesse, che la sinistra si gioca il suo futuro, la sua esistenza, nel mondo gliobalizzato, come fosse una partita a scacchi. Cos’è, dunque, l’umano e il suo opposto, l’inumano? Qual’è la linea di demarcazione tra i due? Le grandi, inumane tragedie del ‘900: Auschwitz e i forni crematori per l’eliminazione, non solo fisica, di ebrei, omosessuali, malati di mente, di chi non si riteneva degno di far parte della razza ariana, è l’immediata, secca risposta del filosofo Giacomo Marramao, ordinario di Filosofia teoretica presso il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo Università degli Studi Roma Tre, che accusa, alla luce dei vergognosi lager libici dove rinchiudere i migranti, le élites politiche italiane e europee di pochezza culturale, perchè senza una visione alta del fenomeno destinato a durare a lungo. Dopodichè, il filosofo di fama mondiale e già direttore scientifico della Fondazione Lelio Basso-Issoco, senza esitazione alcuna, declina cos’è che, per lui, fa l’umano, da non legare mai – scandisce – alla superiorità, parola cardine del nazismo. Cos’è che, per me, fa l’umano? E’ l’affermazione, indiscutibile, del principio di uguaglianza tra tutti gli esseri umani, a prescindere dalla cultura, dal colore della pelle, dalla religione professata, dalla lingua parlata. Attenzione, però. L’uguaglianza deve andar insieme, accompagnarsi sempre, a un’altra parola: la differenza, dell’altro naturalmente, per evitare la perniciosa deriva dell’assimilazione e dell’omologazione, come dell’integrazione e della stessa accoglienza, già fallite in Europa, che tolgono senso e valore alla differenza, che, oltre a essere un arricchimento culturale e una risorsa, è il solo criterio per costruire l’uguaglianza. Marramao, non le manda a dire: il coraggio e la competenza ne sono la formidabile leva e così, senza tanti giri di parole, ribadisce la sua adesione, entusiastica, alla teoria della nascita dello psichiatra dell’Analisi collettiva, Massimo Fagioli, per il quale: tutti gli esseri umani sono uguali per la nascita, non per un fatto culturale o politico, e poi diventano diversi per identità e per pensiero. Con Massimo ho avuto tante belle discussioni e molti interessanti incontri – come, due anni fa circa, l’affollatissima Aula Magna del 2015 per festeggiare i 40 anni dell’Analisi collettiva – di altissimo profilo culturale: il suo è stato, è un pensiero rivoluzionario, in cui mi ci sono ritrovato e mi ci ritrovo. Non ci sono le razze umane, ma gli esseri umani, uguali e differenti o diversi, come non ha valore alcuno la logica identitaria o d’appartenenza, causa dei mali – razzismo, xenofobia, discriminazione – che affliggono il mondo e soprattutto le società occidentali. Il punto di partenza, anche di una nuova antropologia umana, dev’essere la battaglia e l’affermazione dell’universalità della differenza o della diversità se si vuole costruire l’uguaglianza. Ci sta, nella appassionata conversazione, il richiamo che Marramao fa, di passaggio, al ’68, all’esplosione, 40 anni fa, di una ribellione, fallita, allo status quo: la libertà assoluta tanto declamata più che cambiare il mondo finì nella lotta armata, nella droga, nella conversione religiosa e nell’abbraccio con il capitalista da abbattere. Rispetto ad oggi, quella generazione, cui appartengo, aveva una visione cosmopolita del mondo: oggi l’incontro con l’altro, il migrante, non è vissuto con l’atteggiamento di una straordinaria occasione di apertura e arricchimento culturale, di curiosità e di socializzazione come allora. Non c’era il terrore dell’altro visto come un intruso da respingere. C’è stata, quarant’anni dopo il ’68, una mutazione antropologica negativa che ha soppiantato il cosmopolitismo sostituendolo con la logica identitaria e d’appartenza, che, per certi aspetti, non esito a definire patologica. La stella polare, di bobbiana memoria, dell’uguaglianza, per distinguere destra e sinistra, oggi si deve coniugare, accompagnare con l’altra parola: la differenza o la diversità, perchè in ballo non c’è soltanto il migrante, ma anche la donna. E’ questo dell’uguaglianza e della differenza o diversità, il test decisivo per il futuro della sinistra: un test che riguarda tanto il migrante quanto la donna, alla quale va riconosciuto, senza se e senza ma, non solo di essere un essere umano, ma di avere una sua specifica, originale differenza, per identità e per pensiero soprattutto, quindi non solo fisica, dall’uomo. E’ questa una sfida culturale enorme e difficile, ma non impossibile, conclude Marramao. Fonte: alganews.it SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IL SOCIALISMO E’ TORNATO!

Il socialismo è tornato, per il sommo dispiacere di coloro che lo avevano dichiarato morto e sepolto alla “fine della storia” negli anni ’90. Quando il New Republic, a lungo l’house organ del neoliberismo americano, arriva a pubblicare un articolo dal titolo “Il socialismo di cui ha bisogno adesso l’America“, è chiaro che qualcosa è fondamentalmente cambiato. Il neoliberismo temperato rappresentato da Tony Blair e Bill Clinton […] ha esaurito la propria attrattiva. E non solo nel mondo anglofono. In tutta Europa, nuovi movimenti, a sinistra, sono emersi per sfidare o spodestare i partiti socialdemocratici ormai screditati dalle politiche di austerità del decennio passato. Il sostegno per il socialismo è particolarmente forte fra gli under 30, la cui esperienza economica è stata dominata dalla crisi finanziaria globale e dal successivo decennio di stagnazione economica e disuguaglianze sempre più profonde. L’esempio più significativo è rappresentato dalle recenti elezioni britanniche, dove Jeremy Corbyn ha conquistato più del 60% degli elettori fra i 18 e i 25 anni. Anche per Bernie Sanders i sostenitori più entusiasti sono rappresentati dai giovani. Per la maggioranza dell’attuale classe politica, formatasi negli ultimi decenni del XX secolo, la superiorità del mercato sui governi è una convinzione così profondamente radicata che non è nemmeno più vista come una convinzione. Si tratta piuttosto di una questione di “buon senso”, una cosa che “tutti sanno”. Qualunque sia il problema, la risposta è sempre la stessa: abbassare le tasse, privatizzare e fare riforme orientate al mercato. Prevedibilmente, le persone stanno cercando un’alternativa; e molti guardano al passato, ai decenni del dopoguerra in cui la ricchezza era diffusa. Alcuni si sono rivolti a una tribale politica della nostalgia (Make America Great Again […]). Ma è evidente che quello rappresenta un vicolo cieco. […] Ma cosa intendono i socialisti di oggi con “socialismo”? […] La cosa più evidente è che il socialismo implica un rifiuto senza riserve del sistema del capitalismo finanziario […] emerso dal caos economico degli anni ’70. Il neoliberismo ha enormemente arricchito l’1%, e in particolar modo il settore finanziario, mentre ha causato insicurezza economica e standard di vita stagnanti per la maggior parte della popolazione. Questo è ovvio negli Stati Uniti, ma le stesse tendenze emergono nelle economie di mercato di tutto il mondo. Ma, soprattutto, il socialismo contemporaneo ripudia il capitalismo vagamente umanizzato spacciato dalla Terza Via; rompe con quei socialdemocratici e liberali che hanno abbracciato, o si sono arresi, all’austerità in seguito alla crisi […]. D’altra parte, però, non emerge nessun entusiasmo per un’economia pianificata come quella dell’ex-Unione Sovietica e della Cina di Mao. […] Nel modo in cui viene usato oggi, il termine socialismo […] comunica un atteggiamento che potrebbe essere descritto come “socialdemocrazia senza remore” o, nel contesto degli Stati Uniti, come “liberalismo con una spina dorsale”. […] Dopo decenni in cui il focus è stato sulla critica del neoliberismo, il compito di pensare ad alternative positive e propositive è urgente, ma gli sforzi in questa direzione sono appena iniziati. Il dibattito sulle politiche economiche da un punto di vista socialista è confinato a una manciata di piccole pubblicazioni, come ad esempio Jacobin Magazine […]. Altrettanto significativa è la rinascita della sinistra nell’economia mainstream, rappresentata da Paul Krugman, Thomas Piketty e Joseph Stiglitz. Nonostante non siano esplicitamente socialisti (il blog di Krugman è intitolato “La coscienza di un liberale”), questi economisti hanno portato l’attenzione su problemi come disuguaglianze e disoccupazione e sulle politiche progressiste con cui rispondervi. Questi, però, sono solo i primi passi. Per sviluppare una seria alternativa socialista, abbiamo bisogno di guardare indietro, al periodo socialdemocratico degli anni ’50 e ’60, e avanti, con la prospettiva di una genuina sharing economy basata su internet e su altri progressi tecnologici. La metà del XX secolo ha rappresentato un periodo unico di prolungata crescita economica e ricchezza ampiamente diffusa e condivisa, garantite da una gestione macroeconomica keynesiana. […] In un contesto simile, la distribuzione degli utili fra salari e profitti, e fra i lavoratori, tende naturalmente verso una maggiore uguaglianza. Al contrario, come abbiamo visto sin dagli anni ’70, quando i governi sono guidati dalla necessità di soddisfare i mercati finanziari, il risultato inevitabile sono le disuguaglianze in costante crescita. La prova più evidente è l’aumento dei redditi per l’1% più ricco, come documentato da Piketty e altri. Il successo dello stimolo keynesiano subito dopo la crisi globale e i risultati disastrosi dell’abbraccio con l’austerità dopo il 2010 dimostrano come la gestione economica keynesiana sia più vitale che mai. Andando oltre la gestione della crisi, i governi socialisti riprenderebbero l’impegno verso la piena occupazione e la consoliderebbero attraverso politiche che […] assicurerebbero la disponibilità di un lavoro a tempo pieno per chiunque sia stato disoccupato per un periodo minimo. […] La combinazione di un lavoro garantito e un reddito di base universale libererebbe i lavoratori dalla dipendenza verso i datori di lavoro. Ma questo sarebbe fattibile solo se la società potesse assicurare una produzione adeguata di beni e servizi essenziali, senza dipendere dai desideri della grande industria. Il primo passo in questa direzione è resuscitare un termine che era ampiamente utilizzato e che è ancora pertinente […]: l’economia mista. […] In quel contesto, il settore pubblico forniva le infrastrutture – come elettricità, acqua e collegamenti stradali – e i servizi alla persona – come salute e istruzione. […] Il mercato, invece, forniva ai consumatori i beni […] assieme a un’ampia gamma di altri servizi. La spinta alla privatizzazione, iniziata con la Thatcher negli anni ’80, era basata sulla premessa che la proprietà privata e la competizione di mercato avrebbero portato a risultati migliori rispetto a quelli ottenuti dal pubblico. […] Le privatizzazioni hanno prodotto alcuni successi. […] Ma molti di più sono stati i fallimenti disastrosi. […] In sostanza, i monopoli pubblici sono stati rimpiazzati da monopoli privati e da oligopoli. Gli investitori e i top manager se la sono cavata bene, mentre i lavoratori e i consumatori hanno perso. Le persone hanno da tempo perso le speranze nelle promesse legate alle privatizzazioni e …

EMERGENZA DEMOCRATICA

Siamo in una situazione di emergenza democratica di eccezionale gravità. Non si è neppure certi di poter contare fino in fondo sugli stessi organi di garanzia. In assenza di un ricorso diretto alla Corte Costituzionale del tipo in vigore in Spagna e Germania Federale non sappiamo se la leggfe chimata Rosarellum 2.0 possa essere esaminata dalla Consulta prima del voto. Chi la vuol approvare con forzatura dei tempi, a questo punta la fiducia su una legge elettorale, ha dalla sua inquietanti precedenti: fu posta nel 1923 sulla legge Acerbo e nel 1953 sulla  legge truffa e 2015  su una legge elettorale incostituzionale. Non importa se dopo le elezioni sia dichiarata incostituzionale, tanto resterebbero al loro posto i parlamentari illegittimi, come è successo con il Porcellum. Scusate  se i destinatari appaiono eterogenei, ma la difesa della Costituzione non è riserva di caccia per nessuno e mi sono rivolto in primo luogo alle formazioni politiche che hanno sottoscritto i ricorsi antitalikum. Felice C. Besostri EMERGENZA DEMOCRATICALa discussione in aula è iniziata male. Tempi ed emendamenti contingentati, non ammissione delle questioni i pregiudiziali di costituzionali in nome di  una prassi regolamentare, applicata senza criterio di merito che si tratta di una legge elettorale a rischio  di incostituzionalità. Dobbiamo tenere presente che abbiamo una presidente, che ha concesso il voto di fiducia sull’Italikum: un precedente inquietante, dopo la fiducia sulla legge Acerbo nel 1923 e sulla legge Truffa nel 1953, ma quest’ultima con una differenza il Presidente che la concesse Paratore fece mettere a verbale che era un “NON PRECEDENTE” ed ebbe il coraggio civile di dimettersi e non aspirare più a incarichi politici. Ora sembra più sicura una riproposizione della questione di fiducia, un secondo precedente grave: la prima volta la Presidente poteva invocare la sua inesperienza di deputata di prima nomina, ora non più.  Anche il Governo Gentiloni esce dalla sua iniziale proclamata neutralità. Non si può consentire che passi per una procedura ordinaria e normale, come richiesto dall’art. 72.4 Cost., contrariamente all’opinione di una grande, autorevole e sincera democratica Presidente della Camera, come Nilde Iotti, che nel 1980 definì procedura speciale l’iter legislativo, quando fosse posta la fiducia. L’illegittimità della procedura di approvazione è stata posta in luce come primo motivo nei 22 ricorsi, presto 23, proposti dagli avvocati antitalikum, ora occorre come implicitamente auspicato dalla Corte Costituzionale,  quando non ha ammesso l’autorimessione sul punto, che un giudice la rimetta alla Corte Costituzionale in una delle prossime udienze.. Malgrado le autorevoli opinioni dei prof. Onida e Ainis il Rosatellum 2.0 è incostituzionale, ma sono nascoste meglio in norme particolari. Le liste corte che servono a far eleggere i candidati uninominali in collegi perdenti, ma pluricandidati nelle liste proporzionali, sono un formale omaggio ad un passaggio secondario della sentenza n. 1/2014. Lo scopo è di arrivare ad approvare la legge elettorale e sciogliere la Camere subito dopo il DEF, per votare al riparo di decisioni della Consulta, contando sulla rassegnazione del Presidente della Repubblica. Si deve impedirlo e ci sono strumenti per farlo in tempi brevi, basta assumersi la responsabilità di non lasciare nulla di intentato: la Costituzione non può essere violata in nome dell’autodichia del Parlamento, come se le norme regolamentari, dopo la caduta di quelle elettorali,  siano l’ultima zona sottratta al controllo di costituzionalità. Nei gruppi parlamentari di opposizione e tra i giuristi e gli stessi funzionari parlamentari, fedeli alla Costituzione, ci sono le risorse e le competenze per sperimentare tutte le forma di tutela della Costituzione.  Basta chiamarli a raccolta.. Felice C. Besostri SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Portogallo, storica vittoria socialista alle amministrative

Il partito socialista portoghese ha stravinto le elezioni amministrative di domenica conquistando il 38% dei consensi su scala nazionale e vincendo 158 comuni su un totale di 308. Per il leader e primo ministro portoghese Antonio Costa si tratta di un successo senza precedenti “Il partito socialista ha avuto la sua migliore affermazione alle amministrative, confermando una tendenza iniziata due anni fa” ha detto Costa. Il partito socialista, facendo fronte con i comunisti, è tornato al potere in Portogallo nel 2015, nel pieno della grande crisi economica mondiale. Dall’opposizione il leader socialdemocratico di centrodestra Pedro Passos Coelho ha ammesso la sconfitta parlando apertamente di “uno dei peggior risultati nella nostra storia” e lasciando intuire l’intenzione di dimettersi mentre la stampa parla di una débacle “umiliante” per la sua formazione. Ma il voto non ha premiato tutta la coalizione di governo. Anche per i comunisti quella di ieri è stata una giornata da dimenticare: il Partito comunista ha perso nove comuni a favore dei socialisti, inclusa la storica roccaforte di Almada, a sud di Lisbona. Il Portagallo, attualmente, sta vivendo una fase economica straordinaria, con la crescita ai massimi degli ultimi quindici anni e il più basso tasso di disoccupazione dal 2009. Costa a più riprese si è impegnato di voltare pagina rispetto alle politiche di austerità e ha già cancellato alcune delle misure di austerity concordate tra il governo di centrodestra e il Fondo Monetario Internazionale e la Ue tra il 2011 e il 2014. vgp 021414 ott 17 Fonte: askanews.it SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

Il pool di avvocati anti Italicum pronto a un nuovo ricorso

Non c’è due senza tre: Felice Besostri e il coordinamento degli avvocati Antitalikum si sono rimessi al lavoro. Nel mirino stavolta c’è il cosiddetto Rosatellum 2.0, la legge elettorale per due terzi proporzionale e per un terzo maggioritaria che il Parlamento si prepara a discutere nelle prossime settimane. Secondo Besostri, l’avvocato che ha promosso i ricorsi alla Consulta che hanno fatto cancellare prima il Porcellum e poi l’Italicum, saremmo di fronte all’ennesimo sistema elettorale destinato alla bocciatura della Corte: “La maggioranza solo numerica del Parlamento non si è rassegnata alla sconfitta del 4 dicembre e cerca una rivincita con la terza legge incostituzionale”. Il coordinamento Antitalikum ha annunciato di esser pronto a “portare all’attenzione alla Consulta eventuali profili di incostituzionalità del Rosatellum 2.0”. Per Besostri gli aspetti critici del sistema nato sull’asse Pd-Forza Italia sono evidenti: “Se non viene cambiato almeno il voto congiunto tra candidato uninominale e lista proporzionale bloccata, il Rosatellum bis farà la stessa fine di Porcellum e Italicum”. Fonte: ilfattoquotidiano.it/ SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it