GRAZIE PRESIDENTE MATTARELLA

L’intervento del Presidente, uomo sempre molto misurato, questa volta è un chiaro monito ad evitare eccessi da parte del Governo in materia di ordine pubblico. Infatti se è vero che le manganellare agli studenti non sono auspicabili, altrettanto credo che debbano essere considerate possibilmente da evitare anche in altre occasioni. In altre parole la forza non può essere la sola soluzione e comunque va esercitata con misura e senza eccessi. Ma il Presidente ha anche affermato che va tutelata la libertà di manifestare le proprie opinioni e questa affermazione vale anche per i sindaci, per chi porta i fiori per ricordare un uomo assassinato per le sue idee politiche, anche quando non si condividono, aggiungo io senza atti intimidatori. Per fortuna la nostra Costituzione consente ancora un bilanciamento dei poteri e assegna al Presidente della Repubblica un ruolo non marginale. Attenzione però alle iniziative in atto promosse dal governo Meloni, con la legge sul primariato si sconvolgono i poteri con il risultato di rendere la Presidenza della Repubblica priva di forza ed autorevolezza. Ciò detto, restano fondamentali le risposte dei cittadini come avvenuto a Pisa e in altre città, perché sono il segno della riconfermata volontà di non soccombere di fronte alla violenza . Sono la risposta civile di un popolo che dimostra la volontà di difendere la democrazia e le libertà costituzionali. Questa è l’unica vera medicina contro le sempre possibili avventure autoritarie. Evidentemente le parole di Mattarella non hanno trovato la condivisione di Meloni- (tratto da l’Inkiesta) In molti si sono giustamente scandalizzati per la scelta di contrapporsi al messaggio del capo dello stato, e alle parole ragionevoli degli stessi vertici della polizia. La nota di Fratelli d’Italia dovrebbe però indignare e preoccupare anzitutto per quello che dice, nel merito, che resterebbe comunque di una gravità inaudita, a prescindere dalle posizioni assunte da Sergio Mattarella. Parole su cui dovrebbero riflettere per primi quegli infaticabili riformisti impegnati a perorare la causa di una riforma condivisa del premierato, che in ogni caso – con l’elezione diretta voluta da Meloni o con non si sa bene quale altra forma di «legittimazione elettorale molto forte… anche sulla scheda» suggerita dai super-riformisti (la citazione è presa dall’articolo di Antonio Polito sul Corriere della sera di oggi) – altererebbe pericolosamente l’equilibrio dei poteri, rendendo un conflitto istituzionale come quello cui stiamo assistendo ancora più minaccioso. UTILE PER CHI NON HA ANCORA CAPITO IL DISEGNO DI MELONI. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

NEL SEGNO DI MATTEOTTI

Al Ministro dello Sviluppo economico Sen. Adolfo Urso segreteria.ministro@mise.gov.it  Nella ricorrenza del centenario dell’assassinio del Deputato Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924 segnaliamo all’onorevole Ministro l’occasione per un messaggio di rispetto delle libertà politiche e della vita mediante l’emissione di un francobollo commemorativo. Con osservanza. Il Presidente  Avv. Luigi Ferro Al Ministro dell’Istruzione e del merito Prof. Giuseppe Valditara  info@giuseppevalditara.it  Nella ricorrenza del centenario dell’assassinio del Deputato Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924 segnaliamo all’onorevole Ministro l’occasione per un messaggio agli studenti, prima della conclusione del corrente anno scolastico, di informazione sulla ricorrenza del triste evento e del ribadimento del rispetto delle libertà politiche e della vita per tutti i cittadini italiani. Con osservanza. Il Presidente  Avv. Luigi Ferro Roma, 21 febbraio 2024 SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA SANITA’ PUBBLICA TRA INNOVAZIONE E DIRITTI

La sanita’ pubblica e’ un pezzo fondamentale dello stato sociale. Una conquista delle socialdemocrazie europee con la finalita’ di soccorrere le fasce deboli della societa’. Una societa’ giusta e libera e’ una societa’ veramente inclusiva .La salute e’ un diritto. La nostra Costituzione all’Art. 32 tutela la salute quale diritto fondamentale dell’ individuo. Si tratta di un bene costituzionalmente protetto per garantire le cure mediche a tutti, in primis ai meno abbienti. La salute non e’ soltanto un diritto fondamentale dell’ individuo, ma della collettivita’. Un diritto universale che significa mantenere un sistema di assistenza sanitaria in cui a tutti e’ garantito l’accesso gratuito.Cio’ premesso, la tendenza odierna e’ quella di privatizzare la sanita’ pubblica e di esautorare il diritto alla salute. Gli attacchi di questi governo allo stato sociale, quindi anche alla sanita’ pubblica, sono oramai quotidiani e mettono in discussione il principio universalistico delle cure e dell’assistenza sanitaria. Vi sono pronto soccorso (es.Bergamo) dove alcune prestazione sono a pagamento. E il fenomeno sembra allargarsi ovunque a macchia d’olio. Il personale sanitario e’ stato ridotto. E’ demotivato e sottopagato. Tra prepensionamenti e fuga verso il privato, la sanita’ pubblica rischia di collassare. Nel silenzio della politica. Certo, ci sono stati errori commessi in passato anche dal centrosinistra, specie l’aziendalizzazione delle strutture sanitarie pubbliche, ma e’ chiaro il disegno di questo governo: privatizzare e assicurarsi, come negli Stati Uniti o in Inghilterra.Dopo l’emergenza sanitaria da COVID 19, la classe politica si affrettava ad affermare che occorreva migliorare la sanita’ pubblica italiana.Ma quali risultati sono stati raggiunti?In Italia abbiamo circa 59 milioni di abitanti , una popolazione piu’ giovane al sud; piu’ vecchia al nord.Nel nostro Paese abbiamo 1004 istituti di cura di cui 51,4% pubblici e il 48,6% privati accreditati.Il SSN dispone di circa 235.000 posti letto (89,2% nel pubblico). A livello nazionale sono disponibili 4,3 posti letto ogni 1000 abitanti.Negli ospedali pubblici lavorano 131.436 medici ( in Campania e in Lombardia un medico ogni 1000 abitanti).La sanita’ pubblica e privata impiega circa 323.135 infermieri. In dieci anni sono stati chiusi 125 ospedali. Dopo il COVID, altro che implementazione, sono stati tagliati 20.000 posti letto.I medici di famiglia erano 46.900 nel 2011; oggi sono 40.250. Le ASL sono passate dalle 145 nel 2011 alle 99 del 2021.Il rapporto SVIMEZ sulla sanita’ del 2023 registra un tasso di mortalita’ per tumori piu’ elevato al sud rispetto al nord e maggiori flussi migratori per motivi di salute dal Sud verso il Nord. In Campania, ad esempio, per patologie quali l’obesita’ e l’ortopedia che si possono curare restando in loco, i cittadini campani si rivolgono agli ospedali di Bologna o di Milano con costi non sempre sostenibili. Le cifre sono allarmanti e c’è chi soffia sul fuoco e spinge per la privatizzazione del settore sanitario nazionale.Noi vogliamo una societa’ giusta e libera, inclusiva. Da socialisti non possiamo tollerare nuove forme disuguaglianze sociali e la cancellazioni dei nostri diritti, nati dopo anni di lotte e di rivendicazioni. Una situazione che si aggraverebbe ulteriormente con l’autonomia differenziataE allora quale futuro per la sanita’ pubblica italiana nonostante gli attacchi concentrici del governo in carica? Come garantire in futuro cure ed una sanita’ pubblica moderna ed efficiente?Occorre discontinuita’ e difendendo a spada tratta il diritto alla salute e il principio universale dell’ assistenza sanitaria gratuita, è necessario muovere questi passi subito: 1 – Tornare dalle regioni allo Stato, per l’ inadeguatezza delle stesse a gestire i fondi e la spesa nel settore sanitario locale. 2 – No alla autonomia differenziata che aggraverebbe la situazione. 3 – Abolizione o sospensione per alcuni anni dei test di ammissione alle facolta’ di medicina, psicologia e veterinaria, per rinforzare il personale sanitario. 4 – Chiedere al governo di investire adesso e non nel 2026 i fondi del PNRR destinati alla sanita’ pubblica. 5 – Sblocco del turnover nella sanita’.6 rifondare la medicina territoriale la cui assenza affollla i pronto soccorso. 6 – Smaltire le lista di attesa rapidamente. Una battaglia di civilta’. Una battaglia socialista in difesa del diritto alla salute. Per una sanita’ moderna ed efficiente, plurale ed inclusiva. Vicina ai suoi cittadini. A tutti i suoi cittadini, nessuno escluso. IN UNA PAROLA: Giu’ le mani dalla sanita’ pubblica! SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

PERCHE’ IL SOCIALISMO E’ INCOMPATIBILE CON ALCUNE SCELTE POLITICHE?

di Aldo Potenza – Ufficio di Presidenza Socialismo XXI | Chi pensa che si possa essere socialisti aderendo a Forza Italia, a Italia Viva e ad Azione di Calenda o peggio a Fratelli d’Italia, dovrebbe fare i conti con le scelte programmatiche di quelle formazioni politiche e, ancor prima, dovrebbe preoccuparsi di verificare se esiste condivisione sulle ragioni per cui con la globalizzazione, avvenuta con la liberalizzazione di mercati, si siano create le condizioni che a Rimini abbiamo descritto nel seguente modo:” Se è vero che la globalizzazione guidata dalla ideologia neoliberale ha rappresentato una occasione di sviluppo in alcune aree di sottosviluppo economico, la deregolamentazione dei mercati e la concorrenza fra sistemi sociali e politici molto diversi ha, di converso, prodotto, nell’occidente industrializzato e dotato di avanzati sistemi di protezione sociale, precarizzazione del lavoro, vaste aree di povertà, l’arretramento delle conquiste sociali, l’aumento dell’indebitamento pubblico e privato e le diseguaglianze nella distribuzione del reddito”….”…inoltre si sono diffusi elementi culturali negativi come l’edonismo, l’individualismo, l’egoismo sociale, l’avversione verso la politica, ovvero il contrario della cultura socialista democratica che si riconosce nei valori comunitari, solidaristici e nella democrazia partecipata”. Sono questi i presupposti per valutare se un movimento, un partito o qualunque altra iniziativa politica ha caratteristiche che possono consentire un minimo di convergenza con l’idea socialista. Poi, ovviamente si devono confrontare programmi e la natura della organizzazione politica. Quest’ultima dovrebbe rispondere al criterio della piena partecipazione democratica interna, non alle leadership attorno alle quali si crea il movimento. In altre parole, anche se ciò che sostengo va nella direzione opposta a quella oggi diffusa, è necessaria la formazione di partiti come collettivi pensanti. La democrazia funziona se c’è partecipazione e piena assunzione delle responsabilità di tutti i soggetti che si impegnano in politica. Per questo motivo noi sosteniamo che l’art, 49 della Costituzione debba essere attuato. Che senso ha allora dichiararsi socialisti e poi dimenticare le ragioni del degrado sociale attuale? Rinunciare di andare contro corrente perché l’attuale indirizzo della politica è l’esatto contrario di ciò che la democrazia partecipata richiede? Noi lavoriamo sapendo che ci vorrà tempo perché finalmente si possano riaffermare queste idee, ma credo si possa convenire che proprio la deriva politica attuale, sta facendo scivolare il mondo verso avventure pericolose anche per la pace e la democrazia con la diffusione di governi autoritari nel mondo. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

RINO FORMICA: «NENNI ANDAVA IN BESTIA SE SI NOMINAVA MUSSOLINI. BORRELLI VOLEVA DIVENTARE CAPO DELLO STATO»

di Aldo Cazzullo – Corriere della Sera | Rino Formica, lei sta per compiere 97 anni. Come sta? «Bene, anche se sono diventato cieco. Sa, sono sempre stato molto miope…». Però è lucidissimo. L’ultimo grande vecchio della politica italiana. Un superstite. Qual è il segreto? «Vita regolare, niente stravizi, evitare le abbuffate…». È quello che dicono tutti. Qual è il segreto vero? «L’interesse a pensare. Nella vita nulla accade per caso». Nulla? «Tutto ha una giustificazione. E la cosa più interessante è capirla. Sempre rispettando il pensiero degli altri, cercando di comprenderne le ragioni, anche le più sbagliate. Con un sano distacco dalle cose materiali. O meglio cercando l’equilibrio tra la materia e, se non lo spirito, la riflessione». Qual è il suo primo ricordo? «Il treno di ferragosto da Bari a Monopoli, per la festa dell’Assunta, la madonna della Madia». La sua famiglia era religiosa? «No. Papà Giuseppe era un ferroviere antifascista. Ma la gita a Monopoli era il nostro modo di consumare i biglietti premio che riceveva ogni anno. Il nostro grande viaggio». E sua madre? «Mamma Letizia era una d’Auria Filangeri, figlia di un magistrato napoletano». Come mai sposò un ferroviere? «L’amore non conosce pareti». Aveva rotto con la famiglia? «No, ma a Napoli tornavamo solo una volta ogni due anni. Non si viaggiava molto all’epoca. Si scrivevano lettere bellissime». Lei è l’uomo delle massime. La politica è davvero sangue e merda? «Se vuole traduco. La politica è passione e contaminazione. La buona politica è far prevalere la passione sulla contaminazione, o se preferisce il sangue sulla merda». Quando comincia per lei la politica? «I cinque anni tra il 1943 e il 1948 furono formidabili. Tutto accadde allora: la caduta del Duce, la guerra civile, la liberazione, la Repubblica, la scelta atlantica». Lei c’era. «Dopo il 25 luglio partecipai alle riunioni per ricostruire a Bari il partito socialista. Ci trovavamo alla libreria Laterza. I vecchi partiti erano stati distrutti dal fascismo: il carcere, il confino, l’esilio. Bisognava ricominciare daccapo». Chi eravate? «I ferrovieri amici di mio padre, qualche professore antifascista. Avevo un insegnante di religione, fervente repubblicano, che sarebbe diventato arcivescovo di Bari, don Michele Mincuzzi. Mi parlò di un giovane poco più grande di me, dal sicuro avvenire, di cui era il padre spirituale. Si chiamava Aldo Moro». Che ricordo ha di Moro? «Aveva forti convinzioni; infatti poteva permettersi di essere flessibile. Ci ritrovammo a Palo del Colle per un comizio. Moro parlò da un palco con la bandiera monarchica. Gli chiesi: “Scusi, ma don Mincuzzi mi aveva detto che lei era repubblicano”. E lui: “Io sì; ma a Palo del Colle i cattolici sono tutti monarchici”». Moro da adulto fece il centrosinistra con voi socialisti. «Mi disse: prima lo faremo al Nord, poi al Sud. L’ultima città d’Italia ad avere una giunta di centrosinistra sarà Bari». All’inizio del 1944 a Bari ci fu il grande congresso del Cln, il Comitato di liberazione nazionale. «Avevo 17 anni, ero addetto alla vigilanza. La sinistra era molto attiva; meno i popolari e i moderati. Allora due delegati sardi, il socialista Corsi e il liberale Cocco Ortu…». Uno dei pochi che si era opposto a Mussolini già nel 1922. «Lui. Proposero di far cadere la pregiudiziale repubblicana e di accogliere nel Cln pure i monarchici. Due mesi dopo arrivò Togliatti da Mosca e si fece proprio così. Ma sul momento il povero Corsi venne processato e gli fu detto: vattene e fonda un partito socialista monarchico. Era già iniziata la nostra maledizione». Le scissioni? «Lo scissionismo plurale. Nessun partito si è scisso così tante volte. Tutte presentate come purificazioni per ricostruire l’unità dei migliori. Invece hanno frammentato il Psi; fino alla polverizzazione del 1992, quando nel momento più drammatico ognuno badò a se stesso e perdemmo tutto». Nenni com’era? «Da giovane era stato un ribelle. Un rivoluzionario che voleva rovesciare lo Stato». Era amico di Mussolini. «Sì, del Mussolini socialista; ma guai a parlargliene. Quando nel 1971 fu eletto Leone, noi cercavamo di portare al Quirinale Nenni. I capigruppo del Msi alla Camera e al Senato erano miei concittadini e amici: con De Marzio e Di Crollalanza eravamo insieme al consiglio comunale di Bari. Il primo mi disse che si era già impegnato con la Dc. Ma Di Crollalanza rispose: io sto con Nenni, perché il Duce prima di morire ci disse di far riferimento ai socialisti. Anche Niccolai, fascista di sinistra, me lo confermò. Lo riferii a Craxi, che era vicesegretario». E lui? «Mi disse: ti prego, non dirlo a Nenni. Soprattutto, non nominargli il Duce, che lo manda in bestia». Craxi com’era? «Io ho passato una vita con Craxi. Non è che posso così, in due parole…». Craxi era onesto? «Personalmente, sì. Con tutti i dirigenti politici di tutti i partiti aveva in comune una convinzione: la lotta politica ha bisogno dell’arma del denaro; e il denaro si prende dove c’è. Ma la sua storia di esule è una storia di povertà. Mentre si è poi scoperto che molti moralisti erano sul mercato. E pure a buon mercato». Era stato lei però a dire del Psi: il convento è povero, ma i frati sono ricchi. «L’errore fu decentrare la ricerca delle risorse. Tanti si sentirono liberi di procacciarsene per sé e per i propri cari». Anche «nani e ballerine» è sua. «Non volevo essere offensivo, ma dire che quel modo di allargare l’assemblea socialista alla società civile non rispondeva a ragioni politiche, bensì a ragioni pubblicitarie. Nani e ballerine accettarono in modo svagato. Infatti quando scoppiò Mani Pulite tutti i cooptati latitarono. Alcuni negarono proprio. Compreso Dematté, che divenne presidente della Rai». Lei disse che Craxi aveva in mano «un poker d’assi». A cosa si riferiva? «Alle informazioni che i servizi e la polizia avevano fornito ad Amato, che era presidente del Consiglio». Quali informazioni? E come le avevano raccolte? «Erano segnalazioni sul traffico telefonico dei componenti del pool». I servizi spiavano i magistrati di Mani Pulite? «I servizi hanno come compito controllare tutto quello che …

EUROPA: BUGIE E PERICOLI NEONAZISTI

Come stanno reagendo i tedeschi al pericolo di rafforzamento del partito neonazista AfD (Alternative für Deutschland) ? La stragrande maggioranza dei tedeschi ha capito ciò che è successo nel secolo scorso e non vuole che si ripeta e reagisce con dimostrazioni pacifiche in tutte le principali città della Germania. C’è un fatto sul quale probabilmente pochi hanno fatto i collegamenti che qui riporto. E’ un caso attuale, un fatto di cronaca politica prodotto da chi fa demagogia, alimenta il populismo, crea scontento o sfrutta in mala fede lo scontento che esiste e dice bugie; se riesce a convincere e ad avere consenso elettorale poi chiederà l’ordine, chiederà l’uomo forte che ristabilisca l’ordine e la democrazia e le libertà verranno ridimensionate o vaporizzate. E’ l’estrema destra che si muove in questo senso. Le conseguenze sarebbero un governo autoritario, l’uso della violenza, la negazione di diritti, la persecuzione di chi dissente. Tutto è già accaduto in Germania e in Italia. Pochi giorni fa, in gennaio 2024, Alice Weidel, leader della AfD, il partito neonazista tedesco, ha detto in una conferenza pubblica: <<La Brexit è stata “dannatamente giusta” ed “è un modello per la Germania”>>. AfD è favorevole all’uscita della Germania dall’Unione Europea sul modello Brexit adottato dal Regno Unito. Chiede la “Dexit” (Deutschland exit) (fonte: Huffpost 22.1.2024). Nigel Farage, il politico inglese capo del Movimento che organizzò la Brexit, ha dichiarato alla BBC: <<La Brexit è stato un fallimento>>. Ha attribuito la colpa al governo conservatore nel quadro della concorrenza che l’estrema destra inglese fa alla destra inglese (fonte: Uffpost 16.5.2023). Due politici estremisti di destra dicono l’opposto. Leggendo due dichiarazioni esattamente opposte di due capi estremisti di destra ho voluto approfondire e ho trovato gli effetti dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea pubblicati da un ricercatore indipendente. Eccone alcuni. ● Riduzione dell’economia britannica: 160 miliardi di euro. ● Posti di lavoro persi in Gran Bretagna 1,8 milioni. ● Ogni cittadino inglese ha speso in più circa 2.340 euro nel 2023 solo per l’acquisto dello stesso cibo. Quindi la Alice Weidel è bugiarda e in mala fede e l’intento di rompere l’Europa con l’uscita della Germania e sperare nelle conseguenze nazionaliste lo si intuisce automaticamente. Oppure non è bugiarda, ma lei vuole proprio il disordine europeo che sarebbe causato dall’uscita della Germania che, a differenza della Gran Bretagna che mantenne sempre la sterlina, ha adottato l’euro. L’attuale governo inglese è presieduto da Rishi Sunak, del partito Conservatore, ed è stato sostenitore della Brexit. Sunak organizza una distrazione di massa sulla quale far discutere gli inglesi e distrarli dalla crisi economica che i suddetti disastrosi dati indicano con chiarezza. Lui, Sunak, parla di tutt’altro per far parlare gli inglesi di tutt’altro e sfuggire alle responsabilità dei sostenitori della Brexit. Di che parla? Parla di trasferire gli immigrati in Ruanda. C’è un precedente. Il nazista Hitler fece elaborare un piano di trasferimento di 4 milioni di ebrei in Madagascar. Non lo attuò perché i nazisti non poterono organizzare il trasporto marittimo durante la guerra e allora preferirono gasare gli ebrei. In una riunione a porte chiuse del partito neonazista tedesco nella città di Potsdam nello scorso novembre, hanno parlato di un piano per creare uno “Stato modello” in Africa e trasferirvi 2 milioni di tedeschi immigrati. Lo faranno se vinceranno le elezioni. Questo è il racconto allerta sui pericoli e sulle idee di disordine e di discriminazione, sulle parole facili, demagogiche, populiste, razziste. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

IN MEMORIA DI GUIDO ROSSA

Fu un periodo molto difficile, in cui la fragilita’ della nostra democrazia venne fortemente scossa, si incrino’ e poteva rompersi. Uomini semplici, persone comuni si trovarono gettate alla ribalta degli eventi a causa del loro essere convinti difensori della legalita’ dello Stato di Diritto. Una convinzione penetrata a fondo nella coscienza del popolo, che ho avuto modo personalmente di vivere e sentire. Era la Genova ancora industrializzata, con Ansaldo, Italsider, Eridania e le partecipazioni statali, oltre al Porto. C’erano le assemblee operaie e studentesche dove idee anti Statuali e pseudo rivoluzionarie erano penetrate, si diffondevano e “reclutavano” nuovi aderenti,. Il fascino della violenza, e della violenza organizzata e gestita da militanti professionisti del terrore, che abbandonavano la vita comune ed ordinaria di tutti, fatta di famiglia e lavoro, per entrare in clandestinita’ e compiere attentati. Un esercito di armato rivoluzionari o tali si reputavano, contro lo Stato e le sue istituzioni democratiche, per instaurare una tirannide comunistoide. Oggi misuriamo con certezza quanto fosse sconclusionato e folle quel disegno, guidato da “cattivi maestri” i quali agivano nell’ombra e, lo sappiamo con certezza oramai storica, in parte erano eterodiretti: eterodiretti, un parolone per dire che erano “finti rivoluzionari” ma veri agenti al servizio dello straniero, o di forze antidemocratiche eversive anti operaie e anti progressiste, spioni infiltrati da Servizi Segreti delle grandi potenze. Allora chi aveva coscienza democratica, fu chiamato a partecipare alle assemblee di operai e studenti, a contrastare con l’analisi e la forza delle idee di liberta’, emancipazione e progresso l’attacco alle Istituzioni Democtatiche. Genova era “al centro” di quella che era la strategia della tensione e del terrore: come citfa’ socialista e del Triangolo industriale (Milano, Genova, Torino). Ci conoscevamo tutti, a Genova, allora fra militanti dei partiti di sinistra e sindacalisti impegnati quotidianamente in questa azione di contrasto: chi sosteneva in pubblico, nei luoghi di lavoro e di studio, come nelle case dello Studente (ove io come universitario allora vivevo) le cose che ora ho scritto, rischiava….rischiava fisicamente, era additato e messo nel mirino delle “azioni rivoluzionarie armate” di Potere Operaio, Prima Linea, Pcc, Lotta continua, Autonomia operaia e infine Brigate Rosse. Eri un servo dello Stato, un controrivoluzionario, un verme venduto alle strutture repressive del capitalismo borghese, alla “Nuova polizia” . Ci conoscevamo tutti, allora. Io del PSI e i compagni del PCI impegnati di persona a contrastare l’azione di convincimento delle masse da parte di tutte queste “sigle” di pseudo-rivoluzionari violenti e armati. Conoscevo Guido Rossa e lui conosceva me. Onoro oggi, come ogni anno, un compagno che aveva le idee democratiche giuste e le difendeva dove e come poteva, come obbligo di impegno democratico. Caduto per mano vigliacca ed assassina. Onore a Guido Rossa, onore ai caduti per la democrazia cui lo Stato ingrato non da’ ancora oggi i riconoscimenti dei meriti che hanno avuto. Genova, 24 gennaio 1979, muore assassinato il Compagno Guido Rossa Genova, 24 gennaio 1979, muore Guido Rossa, operaio e sindacalista, assassinato dal gruppo terroristico delle Brigate Rosse. Al funerale, cui partecipano 250.000 persone, presenzia il Presidente della Repubblica Sandro Pertini in un’atmosfera tesissima. Dopo la cerimonia Pertini chiede di incontrare i “camalli” (gli scaricatori del porto di Genova). Racconta Antonio Ghirelli, all’epoca portavoce del Quirinale, che il Presidente era stato avvisato che in quell’ambiente c’era chi simpatizzava con le BR ma che Pertini rispose che “proprio per quello li voleva incontrare”. Il Presidente entrò in un grande garage pieno di gente, “saltò letteralmente sulla pedana” e con voce ferma disse: “Non vi parla il Presidente della Repubblica, vi parla il compagno Pertini. Io le Brigate Rosse le ho conosciute: hanno combattuto con me contro i fascisti, non contro i democratici. Vergogna!”. Ci fu un momento di silenzio, poi un lungo applauso. Lo spirito di Pertini è sempre con noi e sempre diciamo che noi siamo per la democrazia partecipata, la lotta armata non ci appartiene. Il ricordo di Guido Rossa e del suo coraggio di denunciare un infiltrato della Brigate Rosse in fabbrica ci sia sempre da esempio nella nostra azione politica. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA PROPOSTA DI RIFORMA COSTITUZIONALE

Premessa Il fine della proposta riforma costituzionale ha come obiettivo quello di permettere all’esecutivo di durare più a lungo, possibilmente per tutta la legislatura, alfine di poter migliorare la produttività del governo permettendogli di operare con un orizzonte temporale più ampio di quello che la storia del nostro paese fa registrare come durata media di un governo. L’obiettivo sembra ragionevole e condivisibile, c’è tuttavia da chiedersi se le modifiche costituzionali proposte siano funzionali al raggiungimento dello stesso. La proposta consiste di soli cinque articoli che analizzeremo con lo scopo, appunto, di testare se essi siano adeguati alla realizzazione del dichiarato scopo. Articolo 1 L’articolo 1 della proposta modifica costituzionale recita:                “(Modifica all’articolo 59 della Costituzione) 1- Il secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione è abrogato.” Vediamo allora cosa contempla l’art.59 della Costituzione e cerchiamo di capire lo scopo dell’abrogazione del secondo comma di detto articolo. Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero complessivo dei senatori in carica nominati dal Presidente della Repubblica non può in alcun caso essere superiore a cinque. Una prima osservazione ci rimanda all’affermazione perentoria fatta dalla presidente del consiglio nella conferenza stampa del 4 gennaio 2024, secondo la quale nessun potere del Presidente della Repubblica veniva limitato dalla proposta modifica costituzionale in esame. E’ palese che l‘art.1 in esame limita esplicitamente i poteri del Presidente della Repubblica, smentendo in modo inequivoco le affermazioni di Giorgia Meloni. Ma la limitazione dei poteri non è limitata a questo articolo ma, come vedremo, è oggetto di altre modifiche nei successivi articoli. Ma in che modo l’abrogazione del secondo comma dell’art.59 della Costituzione è funzionale allo scopo di rendere più duratura e stabile la vita dell’esecutivo? Forse occorre andare a ricercare le ragioni per le quali questo secondo comma (qui nella forma già modificata da altra revisione costituzionale) fu introdotto dai padri costituenti. Riprendo da un articolo di Maria Grazia Rodomonte del 2022 questo paragrafo che spiega la ragione per la quale questo secondo comma sia stato costituzionalizzato: “Nella seduta del 3 settembre 1946, nella seconda Sottocommissione, Mortati non manca in effetti di evidenziare come tra i vari fini che possono raggiungersi con un sistema bicamerale vi sia proprio quello di integrare la rappresentanza politica con altre forme di rappresentanza, quella territoriale e delle categorie, ma anche come l’istituzione di una seconda Camera possa rispondere all’esigenza di “selezionare particolari capacità e competenze”. Tale finalità si può ottenere delimitando la scelta degli eleggibili “per assicurare la presenza nell’assemblea legislativa di certe competenze individuali che il sistema dei regimi rappresentativi di per sé stesso non assicura”. Uno scopo che, secondo Mortati, appare particolarmente rilevante, realizzabile “prescrivendo che gli eleggibili siano scelti nell’ambito di determinati gruppi, che si suppone abbiano una certa competenza”. Importante “perché uno dei fattori che ha contribuito a determinare la cosiddetta crisi della democrazia è precisamente il difetto di competenza, tanto più sensibile nello Stato moderno che ha visto estendersi la sua sfera di attività in settori sempre nuovi e sempre più tecnici. Questo fine politico particolarmente importante può essere soddisfatto con la costituzione di una seconda Camera in cui si faccia una selezione degli eleggibili”. Secondo Mortati, infine, vi sono forme di composizione della seconda Camera che tendono a conciliare i vantaggi di vari sistemi e che, insieme agli elementi elettivi, comprendono anche elementi scelti in altro modo: “così, ci sono costituzioni che adottano un contemperamento del sistema elettivo con quello della nomina da parte del Capo dello Stato, ammettendo che un certo numero di membri del Senato sia nominato dal Capo dello Stato; ciò che può avere una ragione di essere, in quanto ci sono delle capacità che è opportuno assicurare alla seconda Camera, mentre non è opportuno siano scelte attraverso le elezioni: magistrati, membri dell’esercito o dell’amministrazione, ecc.”  Se questa è la ragione sottostante all’introduzione in Costituzione del secondo comma, risulta inconcepibile, ai fini di una maggior stabilita e durata dell’esecutivo, la sua abrogazione. Non si vede ragione per cui, escludendo dal Senato persone di eccelsa competenza e conoscenza nei vari campi della cultura e dell’arte, si possa rafforzare la stabilità dell’esecutivo. Le ragioni, a mio modo di vedere, rispondono ad altre esigenze: la prima risponde all’esigenza politica, espressa nelle motivazioni, di lasciare una esclusiva di nomina dei parlamentari al popolo che esprimerebbe in tal modo chiaro la sua sovranità, nessuna interferenza di presunta “casta” vada a contagiare la genuina espressione popolare: il rapporto popolo/premier sarebbe in tal modo garantito. La seconda ragione risiede nella dichiarata volontà di eliminare i governi cosiddetti “tecnici”, quei governi cioè che contravvenendo al rapporto diretto popolo/premier hanno in passato minato la sovranità popolare. L’esempio più palese è quello della nomina di Mario Monti a senatore a vita ed il successivo incarico di governo avvenuto come una classica manovra di palazzo. Ma i governi tecnici nascono quando la politica si dimostra incapace ad affrontare tematiche, generalmente economiche, che solo degli esperti possono affrontare, spesso proponendo misure impopolari (quali ad esempio la riforma Fornero), senza doversi preoccupare del consenso elettorale, preoccupazione che spesso è alla base dell’incapacità della politica di affrontare tali problemi. La messa al bando di governi tecnici rende più drammatica la vita dell’esecutivo ed il suo confronto/scontro con le camere aumentando sensibilmente il rischio di dover ricorrere allo scioglimento delle camere; ma nello specifico vedremo più avanti. Articolo 2 Esaminiamo ora il secondo articolo della proposta di modifica costituzionale che recita: “(Modifica all’articolo 88 della Costituzione) 1- Al primo comma dell’articolo 88 della Costituzione, le parole: «o anche una sola di esse» sono soppresse.” Anche in tal caso occorre andare ad esaminare l’articolo citato al fine di valutare la finalità della soppressione di alcune parole. L’articolo 88 citato recita: “ll Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte …

RICORDARE FELICE BESOSTRI. DIFENDERE LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE

Oggi e i prossimi giorni saranno ore di dolore per la gravissima perdita, ma se conosco Felice, non sarebbero le belle espressioni e ricordi della sua integrità morale e politica ad interessarlo, ma la certezza che il suo impegno non cadrà nel vuoto. Besostri è stato un grande socialista, ma non un amante dei simboli, il suo socialismo viveva nella fedeltà ai principi e all’etica socialista che si esprimeva nella costante e a volte solitaria difesa della libertà e, in particolare, nella difesa dei principi costituzionali che la destra di tutto il mondo considera intrisa di ideali socialisti. Oggi, ma anche nel recente passato, in Italia è in corso una continua aggressione contro la Costituzione condotta da varie maggioranze nel tentativo di conquistare più potere all’insegna della governabilità che la politica non riesce a garantire conquistando il consenso elettorale. Prima si sono ridotte le rappresentanze nei comuni, nelle regioni, poi si sono rese le province simulacri inutili di ciò che furono, poi si è proceduto alla riduzione dei parlamentari.Si sono sperimentate forme di presidenzialismo nei Comuni e nelle Regioni con risultati che dovrebbero far riflettere almeno sulla qualità di ciò che ha comportato.Ma come non bastasse tutto ciò sono state approvate leggi elettorali truffaldine utili ad una ristretta quanto mediocre oligarchia capace solo di assicurare un futuro a se stessa. Adesso si vorrebbe procedere a dividere l’Italia con l’autonomia differenziata e con un premierato pasticciato e rivelatore solo della continua ricerca del potere ottenuto rendendo il parlamento quasi un inutile orpello di ciò che invece dovrebbe essere. E’ un lento processo che dura da anni e che rischia di addormentare la coscienza critica degli elettori che invece di ribellarsi o si affidano ad imbonitori che rischiano di affossare ulteriormente la nostra democrazia, o si rifugiano nell’astensionismo che è come nascondere la testa nella sabbia con la speranza che altri facciano ciò che essi non hanno il coraggio o la voglia di fare. Besostri è stato lo strenuo difensore anche dei disertori delle urne, è stato per anni il difensore delle minoranza etniche, nella sua incrollabile determinazione ha incontrato poche sostegni, ma non si è mai arreso. Ora spetta a noi, a tutti i cittadini che vogliono difendere i diritti costituzionali per se stessi e per i propri figli seguire l’esempio di Felice, unirsi a prescindere dalle appartenenze politiche ad una lotta per cambiare le leggi elettorali truffaldine, per ostacolare i tentativi autoritari che si nascondono nelle iniziative di riforma costituzionale in atto. Oggi, senza Besostri, non più il tempo di attendere che altri facciano ciò che spetta a noi. Socialismo XXI c’è e siamo convinti che anche altri siano disposti a lavorare per questi obiettivi. Liste civiche, partiti, associazioni, corpi intermedi dello Stato possono e devono innanzitutto lavorare per garantire la democrazia e contrastare iniziative che la rendano ancora più fragile se non addirittura solo una finzione di ciò che dovrebbe essere. Dopo ciascuno seguirà la strada che riterrà conforme alle proprie aspirazioni politiche. La storia ci insegna che se non si colgono i segni o si sottovalutano i segnali di una involuzione autoritaria dopo sarà troppo tardi. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

E’ MORTO FELICE BESOSTRI

Ufficio di Presidenza di Socialismo XXI | Compagne, Compagni, nella vita arriva inesorabile il momento in cui si deve dare il triste annuncio della dipartita di un amico, di un Compagno! Si è spenta oggi purtroppo la cara esistenza di Felice Besostri dopo una lunga malattia. Felice aveva un cuore grande e una gioa di vivere contagiosa. Non ha lasciato trasparire la sua malattia e ha lottato fino alla fine, senza mai cancellare le passioni di una vita intera. Una perdita che ci addolora profondamente e che lascia un grande vuoto. Nato a Zevio il 2 aprile 1944, si laureò a Milano a soli venticinque anni in Giurisprudenza, entrando poi nel ruolo di ricercatore presso la facoltà di Scienze Politiche, sempre a Milano. Fu un valentissimo avvocato amministrativista, diligente e apprezzato professionista del diritto da colleghi e amici. Giurista e costituzionalista. Dal 1983 al 1988 fu sindaco del comune di Borgo San Giovanni per il Partito Socialista Italiano. Con il tramonto del PSI nel 1994 aderì alla Federazione Laburista di Valdo Spini e nelle liste proporzionali, candidato dall’Ulivo, fu eletto senatore della Repubblica e fu capogruppo alla prima Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove da relatore di maggioranza al Senato con la legge quadro n°482/99 diede attuazione all’art.6 della Costituzione in materia di tutela della minoranze linguistiche storiche. Instancabili le Sue battaglie nonostante la terribile malattia contro le attuali leggi elettorali: nel 2008 la pronuncia di incostituzionalità del Porcellum e proseguendo mediante vari ricorsi contro la legge elettorale per il Parlamento europeo contrastando la clausola di sbarramento del 4% nel riparto dei seggi, soprattutto contro l’Italicum e contro il Rosatellum poi. Onnipresente fino all’ultimo a tutte le iniziative per rilanciare il socialismo in Italia e in difesa della Costituzione e della libertà. Lo ricordiamo anche nella veste di Socio fondatore di SOCIALISMO XXI, della Nostra Associazione politica che si propone appunto di rilanciare i valori del socialismo in Italia. Felice lascia un vuoto incolmabile. La Sua è una testimonianza della forza delle idee, incarnazione degli ideali del socialismo e dei valori di libertà. Attento, mai banale. Un esempio di rettitudine e di abnegazione. Un esempio di partecipazione. Valori che ne hanno caratterizzato l’esistenza fino al supremo saluto. Uno spirito indomito e uomo di libertà. Un lottatore contro ogni avversità umana senza mai arrendersi alle circostanze a volte dolorose della vita. Neanche a quelle personali. Una terribile malattia che non lo ha mai scoraggiato animato dai Suoi grandi ideali più forti di ogni male. Questo era Felice Besostri. Ci mancherai Felice. Ci mancheranno la  straordinaria forza interiore per Noi un punto di riferimento e le lotte in difesa della libertà e della democrazia. E’ il Tuo lascito umano e professionale che non finirà nell’oblio. Ai famigliari il nostro profondo e sincero cordoglio. E la nostra vicinanza. Che la terra ti sia lieve! La cerimonia di saluto per Felice Besostri SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it