LA SPERANZA È UN RISCHIO DA CORRERE

Prof. Giuseppe Scanni – Già Vicepresidente di Socialismo XXI | Contributo alla comprensione di ciò che sta accadendo in Israele da parte del compagno Giuseppe Scanni La criminale e sanguinaria aggressione ad Israele, preparata da anni, non si concluderà in brevissimo tempo, ma vivere significa non rassegnarsi e trovare soluzioni alle tragedie Non sempre il tempo è un Dio benigno; secondo Shakespeare è un “vorace cormorano (Re Ferdinando, atto I delle Pene d’amor perduto), cioè un uccello predatore di grande appetito. E, temo, che non sarà breve la durata del conflitto scatenato da Hamas, coordinato ed armato dall’Iran e dal Qatar, con la solita ambiguità della pericolosa e triplogiochista Turchia; la difficoltà della Russia, ostaggio dei rifornimenti in armi dell’Iran e dell’obbligo storico-culturale di dover sempre difendere i palestinesi in opposizione agli Stati Uniti ed alla UE, ma consci di non avere peso sufficiente alle Nazioni Unite e di doversi sostanzialmente affidare solo ad un appello alla iniziativa diplomatica dell’Egitto. La dimostrazione della perdita di credibilità della Russia si accompagna alle stesse difficoltà di Al-Sisi che, nella sostanza, non ha buoni rapporti né con l’Iran né con la Turchia. Il tempo secondo Shakespeare, il vorace cormorano, vola a dorso delle acque, facendo strage di pesci e non si sazierà facilmente a causa del feroce accanimento contro la popolazione civile israeliana, che ha provato la straordinaria inciviltà di Hamas, l’organizzazione islamista, sunnita e fondamentalista che si presenta come braccio palestinese dei Fratelli Musulmani. Come ha ricordato ieri, otto ottobre, Paolo Mieli la stampa e le televisioni hanno deciso di non mostrare le “raccapriccianti immagini dei miliziani di Hamas che sgozzano gli abitanti di Israele…così come fu giusto non pubblicare o mandare in onda quelle altrettanto crudeli delle infamie russe contro gli inermi ucraini…questa guerra è assai peggiore di quella del 1973…quei filmati sono molto più crudi ed è impossibile, come ci ha insegnato proprio l’Ucraina, immaginare che la partita si chiuda qui… è probabile che nei prossimi giorni vengano alla luce altri massacri. Persino peggiori”. Concordo con Mieli anche quando profetizza che “tutti quelli che hanno considerato eccessiva la risposta armata degli ucraini all’invasione russa definiranno sproporzionata l’azione israeliana contro gli aggressori di Hamas”. Queste sono le ore lunghe e strazianti dei missili (a proposito quando la smetteremo di chiamarli razzi, quasi fossero aggeggi leggermente più rumorosi e dannosi di quelli prodotti a Fuorigrotta per festeggiare il Capodanno?). Queste sono le ore delle artiglierie, delle armi automatiche, delle bombe, dei coltelli. Ci sarà il tempo per analizzare i tanti errori, compresi quelli del governo israeliano, dei servizi di intelligence e delle forze armate. Adesso è il momento di seguire la terribile cronaca e di affidarsi ad Aristotele che, secondo Diogene Laerzio, invitò a considerare (soprattutto penso nei momenti terribili e bui che traversiamo) che la speranza è un sogno fatto da svegli. Cioè che la realtà più drammatica non deve impedirci di impegnarsi per un futuro migliore che, anche tra le macerie, i sogni possono concretizzarsi. Adesso, per sognare da desti, è bene dimenticare le frasi fatte e rotonde che sembrano così illuminate e ristoratrici da permetterci di addormentarci quasi serenamente ripetendoci a memoria: fermiamo la guerra mondiale fatta a pezzi; l’economia delle armi stravolge il mondo di per sé pacifico e buono; sciogliamo il mondo diviso in blocchi combattendo il neocolonialismo che impoverisce chi altrimenti sarebbe autosufficiente; chi è, in ordine, africano, sud americano e asiatico è reso povero dal capitalismo globalizzante, perché le classi dirigenti autoctone ( come sanno bene, immagino, ad esempio, in Venezuela o a Cuba), sono esenti da responsabilità; e così salmodiando ancora. È il momento di verificare come negli ultimi anni si sono formati i trombi che occludono il sistema arterioso attraverso il quale scorre il sangue buono della pace, del progresso, della democrazia e nello specifico che hanno facilitato o permesso la guerra in atto. Per restare sul concreto vediamo cosa è accaduto negli ultimi dieci anni e passa, ovviamente in parte riservandomi di approfondire ulteriormente altri argomenti, Alla fine di novembre del 2019 una fonte anonima fece giungere al New York Times un testo che fu tradotto dal persiano e proveniente da una fonte interna al governo iraniano. Il documento del ministero per l’Intelligence e la sicurezza dell’Iran fu pubblicato dalla rivista The Intercept, il giornale fondato da un ex giornalista del Guardian nel 2013, sostenuto economicamente dal fondatore di eBay Pierre Omidyar. Nelle settecento pagine del documento erano dettagliatamente descritti i rapporti del movimento fondamentalista sunnita, i Fratelli Musulmani con il sistema “rivoluzionario” sciita (cioè l’Iran). Il braccio militare del Corpo della Guardia rivoluzionaria islamica dell’Iran, “al-Quds”, che è il nome arabo di Gerusalemme “la città santa”, sin dal 2014 organizzò in un albergo turco una riunione operativa con i Fratelli musulmani, localmente rappresentati dall’AKP, il Partito della Giustizia e dello Sviluppo fondato da Recep Tayyp Erdogan. I due movimenti avrebbero dovuto, e così è apparso, mostrarsi acerrimi nemici, specialmente alla luce della rimozione dal potere in Egitto di Morsi, Fratello Musulmano e primo presidente eletto dopo lo spodestamento di Mubarak, provocato dalla primavera araba, tanto sollecitata da Washington. Il colpo di stato del 3 luglio 2013, guidato dall’attuale presidente Al Sisi a seguito di una rivolta popolare spalleggiata dall’esercito, fu invocato dai cristiani copti e dagli Stati Uniti, specialmente dopo il massacro dei cristiani a Rabia al- Hawiyya e dopo altre capillari repressioni dei non islamisti. L’indebolimento in Egitto dei fratelli Musulmani, l’isolamento del Qatar- principale sponsor dell’estremismo sunnita-, lo scombussolamento iraniano generato dalla politica di “massima pressione” di Trump nei confronti della Repubblica teocratica iraniana, la confusione che la presidenza trumpiana generò tra le differenti istituzioni politiche ed amministrative degli Stati Uniti, possono forse rendere l’idea dell’ambiente nel quale iniziò ad operare l’aggressiva politica della super spia iraniana, il generale Qasem Suleimani, capo della Niruye Qods, l’unità delle Guardie della Rivoluzione responsabile della diffusione dell’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica islamica, ucciso in Iraq , a Baghdad, da un drone statunitense nel gennaio del 2020. Fu deciso nel summit in …

QUELLO CHE RESTA

di Giustino Languasco – Coordinatore Socialismo XXI Liguria | E’ una cosa anacronistica, distopica e strumentale, voler far parlare oggi chi e’ morto nel secolo scorso, o in quelli precedenti. Cosa direbbe Dante oggi? Cosa farebbe Berlinguer oggi? Come si comporterebbe Craxi oggi? Sono domande stupide ed imbarazzanti. Le persone vivono il loro tempo, e vanno esaminate nel contesto del loro tempo, coi limiti, le conoscenze le potenzialita’ del loro tempo. Cosi’ vanno passate al vaglio del giudizio storico il loro pensieri ed il loro operato. Quello che ci lasciano con la loro vita, talora il loro esempio e’ un patrimonio storico da rispettare e rielaborare per aiutarci nel nostro pensiero e nel nostro comportamento di oggi. Ma vanno lasciati a parlarci del loro tempo. Dunque che dire oggi di Turati, che fu un vero grande uomo, uno tosto, coerente fino in fondo col suo sistema di valori, uno di quelli che non si piega alla violenza del vincitore momentaneoUno che poteva essere ricco e benestante e ha scelto invece di mettere tutto se’ stesso, con scienza e coscienza, DA UNA PARTE della storia: quella del SOCIALISMO, quando venne sconfitta e perse una battaglia fondamentale per la civilta’ di allora e per quella futura. La battaglia contro il fascismo. Si’ fu il socialismo a perdere, allora. E tutti ne pagarono le conseguenze: i Savoia che persero prima l’amore dei sudditi, poi la faccia e infine il trono. I militari e i cittadini che versarono inutilmente il loro sangue, prima in una assurda guerra al mondo, dalla parte sbagliata, e poi in una fratricida guerra civile voluta a tutti i costi da un Mussolini folle e stroncato dai nazisti; la nazione che venne invasa e distrutto e perse la sua indipendenza politica; i lavoratori che videro conculcati i loro diritti e vanificato, in una inutile economia di guerra, il loro lavoro. Il fascismo lascio’ una Italia distrutta, umiliata ed economicamente e socialmente arretrata, senza classe dirigente. Incredibile che dopo questo disastro totale, totale come totalitario si pretese il regime fascista, vi sia ancora oggi qualche nostalgico di quel regime, o di quei fascisti, Mussolini in testa a tutti. Incredibile e folle. Demenziale! Non vi sono giustificazioni che tengano, né di alto profilo, cioe’ etico morali, ne’ di basso profilo , cioe’ pratiche e di convenienza. Non si puo’ salvare nulla della esperienza fascista, nulla di nulla. Resta l’esempio dei resistenti, quelli veri, come Turati, che mai si piegarono avendo visto tutto e previsto tutto. E di chi li aiuto’. I socialisti liguri, da sempre legati da fraterni vincoli a Lombardi e piemontesi, scrissero pagine da ricordare, epiche quasi mitiche. Furono i socialisti liguri a organizzare “la trafila” che riusci’ a salvare la vita di Turati e a condurlo in esilio volontario in Francia. La barca venne dai liguri e sopra vi stava il giovane avvocato socialista Pertini Era una barca di sconfitti, che abbandonava la Patria per portare con se’ una speranza di riscatto futura, una bandiera vilipesa che doveva tornare dopo le tragedie che attendevano l’Italia. Vecchi socialisti, sorretti da giovani socialisti, soli contro un destino avverso .Pronti a combattere fino alla morte, e non c’e’ retorica in cio’. La morte li aveva preceduti (Matteotti), la morte li accompagno’ in esilio (i fratelli Rosselli) e al ritorno ancora morte, per liberare l’Italia dal fascismo. E’ una storia di lotta e di morte per permettere alla vita di risorgere, alla democrazia di riconquistare i cuori della gente, al socialismo di tornare ad essere la speranza dei lavoratori in un futuro solidale ed umano di emancipazione e progresso. Parliamo di questo, riesaminiamo questo… SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

E’ GIUNTO IL TEMPO DEL COMPROMESSO GLOBALE

Cambiamento, Crisi Climatica, Guerra, Nazioni Unite Prof. Giuseppe Scanni – Già Vicepresidente di Socialismo XXI | Intervento Audio Pubblicato su www.ilmondonuovo.club SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

LA CROCE E L’ARATRO

a cura della Redazione con I Piedi per Terra | www.conipiediperterra.it Una tesi di laurea diventa una pubblicazione in cui l’autore, Alessio Tomasin ricostruisce le tensioni che nel corso degli anni ’70 hanno contrapposto i fittavoli di Anguillara Veneta alla Veneranda Arca del Santo di Padova Le lotte dei fittavoli di Anguillara Veneta contro l’Arca del Santo, che si protrassero per tutti gli anni ’70 del Novecento, possono essere interpretate come uno dei sintomi di quelle crisi, di natura politica, economica e sociale che si abbatterono sull’Italia intera in quel decennio. Se in città si combatteva per rinnovare la società (o per distruggerla), ricorrendo anche alla violenza e al terrorismo, in campagna si lottava per affrancarsi da obblighi e da situazioni di sfruttamento che ricordavano maggiormente il Medioevo, piuttosto che la dinamica società italiana degli anni ’70. Il Medioevo; è proprio da qui che occorre partire per comprendere le radici storiche del rapporto lungo quasi sei secoli che legò Anguillara Veneta alla Veneranda Arca del Santo, perché la nascita di questa istituzione laica va ricondotta agli anni immediatamente successivi alla morte di Sant’Antonio (1231) e alla sua santificazione, avvenuta l’anno seguente, per la gestione del flusso di donazioni e lasciti testamentari che i tanti fedeli e pellegrini rivolgevano a beneficio del monastero e della neo eretta basilica. Cifre talmente significative da costituire motivo d’imbarazzo per i frati francescani, che appartenendo a un ordine mendicante, facevano la povertà il proprio stile di vita. Dal 1396, dunque, la Veneranda Arca iniziò ad occuparsi della gestione ordinaria del complesso antoniano, sia negli aspetti che riguardavano la manutenzione agli alloggi dei frati, come in quelli di provvedere al loro vitto, di organizzare le cerimonie liturgiche, di custodire le reliquie e di gestire l’acquisto di paramenti. La storia di Anguillara Veneta s’intreccia con quella della Veneranda Arca del Santo in occasione della guerra tra Padova e Venezia combattutasi tra 1404 e 1405. All’epoca, la Signoria padovana era in mano ai Carraresi, i quali, per far fronte alle spese derivanti dal conflitto, si rivolsero all’Arca del Santo e ottennero un prestito pari a 1720 ducati. A garanzia del prestito, i Carraresi offrirono la gastaldía di Anguillara Veneta, possedimento personale della famiglia. La guerra terminò con la vittoria veneziana, quindi, il 17 giugno 1405, Francesco Novello da Carrara e i massari dell’Arca si recarono dal notaio Sicco Ricci Polenton, il quale redasse l’atto grazie al quale la proprietà del territorio di Anguillara fu trasferita all’Arca del Santo. Per effetto di questo accordo, l’Arca divenne proprietaria del più ampio possedimento terriero che essa abbia mai avuto: circa 4.920 campi padovani, pari a un’estensione di oltre 19 chilometri quadrati. Potrebbe sembrare che l’Arca avesse concluso un ottimo affare, ma in realtà non era affatto così. Infatti, il terreno di Anguillara, all’epoca, più di sei secoli fa, si presentava come una grande distesa acquitrinosa, maggiormente sfruttata per la raccolta della canna palustre, piuttosto che per l’agricoltura. Il suo valore iniziò a crescere in seguito alle bonifiche avviate alla metà dal ‘500 dal governo veneziano e ai primi edifici costruiti dalla stessa Arca destinati all’agricoltura gestita in forma estensiva. La situazione restò pressoché immutata fino all’inizio del ‘900. In particolar modo, dopo la fine della Grande Guerra, l’Arca dovette fronteggiare le prime agitazioni dei contadini. Sia per limitare il fenomeno dell’emigrazione, sia per calmare le tensioni con la popolazione rurale, iniziò a frammentare la terra in porzioni sempre più piccole, che venivano poi affittate a singole famiglie di contadini. Questo fenomeno si accentuò dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando l’Arca del Santo, per far fronte ad una condizione economica e sociale disastrosa, procedette ad un ulteriore frammentazione. All’inizio degli anni ’70, anche la situazione di Anguillara Veneta appariva critica sotto molti punti di vista, soprattutto l’agricoltura risultava particolarmente frenata nelle possibilità di sviluppo per le politiche di gestione poderale portate avanti dall’Istituto antoniano. Quasi ogni famiglia, infatti, aveva in affitto un piccolo pezzo di terra, nella maggior parte dei casi sotto i 5 campi padovani (nemmeno due ettari), da coltivare nel tempo libero e per integrare i magri salari. Molto critiche erano anche le condizioni abitative in cui versava la popolazione anguillarese. Quasi la totalità degli abitanti viveva in edifici fatiscenti di proprietà dell’Arca. All’inizio degli anni ’70, l’80% delle case non disponeva di servizi igienici; molte abitazioni erano, inoltre, prive di acqua corrente e di elettricità. Questa situazione si deteriorò ulteriormente quando, nell’autunno del 1970, iniziarono a circolare le prime voci riguardanti l’avvio delle trattative dell’Arca del Santo con degli imprenditori lombardi, Balzarini e Corvi, per la cessione dei terreni. Da un documento del luglio 1971 si evincono le condizioni di vendita stipulate: 1.180 ettari di terreno per 1,3 miliardi di lire. Queste notizie diffusero in paese un sentimento di esasperazione misto a rabbia e preoccupazione. La vendita, infatti, avrebbe significato nel migliore dei casi avere un nuovo proprietario a cui versare l’affitto, nel peggiore ritrovarsi in mezzo alla strada perché non si avrebbe più avuta una casa a disposizione. Con la nascita del primo Comitato presero avvio le prime lotte, una serie di iniziative che trovarono maggiori risultati quando vennero coordinate insieme a quelle dei sindacati, delle associazioni professionali e dei partiti politici. Dal canto loro, Balzarini e Corvi reagirono dando avvio ad un’azione speculativa, con l’intento non solo di recuperare i capitali investiti, ma di ricavarne lucrosi profitti. Ai fittavoli venne chiesto di acquistare il proprio lotto di terra al prezzo di un milione di lire il campo padovano o di liberare i terreni accettando la corresponsione di 100.000 lire come buonuscita. Il comitato fittavoli respinse queste azioni speculative e propose che, per quei fittavoli che lo desideravano, fosse possibile acquistare il proprio fondo a un prezzo inferiore alle 500 mila lire per campo padovano. L’Arca e i nuovi proprietari continueranno a respingere qualsiasi proposta dei fittavoli fino all’inizio del 1974, ossia fino a quando furono avviate le prime azioni parlamentari; in particolare, il senatore De Marzi presentò una proposta di legge ad hoc, estendendo il diritto …

ANCORA SULL’ART. 11 DELLA COSTITUZIONE

di Renato Costanzo Gatti – Socialismo XXI Lazio | Noi e la guerra in Ucraina Riporto nuovamente l’art. 11 della nostra Costituzione: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Al momento dell’invasione russa in Ucraina, il nostro paese ha dovuto decidere come comportarsi in questo frangente tenendo conto della nostra Costituzione e degli obblighi derivantici stante la nostra adesione alla NATO, La domanda cui moltissimi hanno cercato, argomentando, di rispondere è quella che si chiede se la nostra Costituzione ci vietasse di inviare armi all’Ucraina. La prima risposta è stata quella che afferma che il ripudio di cui all’art. 11 – come ha osservato Amato  –  non è assoluto, tanto che la stessa Costituzione prevede, in altri articoli, che l’Italia possa trovarsi in stato di guerra. Si afferma che ciò valga soltanto a condizione che la guerra sia intrapresa e condotta a scopo puramente difensivo contro una ingiusta aggressione, pur se subita da un paese diverso dall’Italia non essendo essa diretta, in tal caso, né ad offendere la libertà di altri popoli, né a risolvere, con l’uso della forza, una controversia internazionale. Ritengo che tali deduzioni siano errate nel caso dell’invasione dell’Ucraina ove si tratta a tutti gli effetti di una controversia internazionale riguardante un paese che non rientra nell’alleanza alla quale partecipiamo e che ci obbligherebbe ad un intervento solidale. Sostenere poi che l’aggressione debba essere ingiusta mi pone nella condizione di chiedermi quando mai si possa configurare una aggressione giusta. Mi sorge qualche dubbio, poi, se si possa configurare senza esitazioni la NATO come un “ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” così come richiede la nostra Costituzione. Si rammenti inoltre che Zelenski (come ci ricorda nel suo articolo Pietro Dubolino) a Fox News il 2 aprile scorso afferma (mai smentito e imitato da molte personalità politiche occidentali) che la guerra con la Russia non potrebbe aver fine se non con il conseguimento di una non meglio precisata “vittoria” da parte dell’Ucraina. Il che ben potrebbe intendersi come rifiuto “a priori”, di ogni soluzione  negoziale del conflitto, anche nell’ipotesi che l’invasione da parte della Russia venisse definitivamente bloccata e si desse luogo, pur se in via di mero fatto, a una tregua fra i belligeranti  Se così fosse, la guerra, per quanto sopra detto, non potrebbe più essere considerata puramente difensiva ma assumerebbe piuttosto le connotazioni  di un mezzo di risoluzione (vietato, per l’Italia, dall’art. 11 Cost.), della già preesistente controversia internazionale tra Russia ed Ucraina, avente a oggetto, nell’essenziale, l’adesione o meno di quest’ultima alla NATO  (vista dalla Russia, non  del tutto ingiustificatamente,  come una minaccia alla propria sicurezza), e la destinazione finale della Crimea e della regione del Donbass (la prima delle quali, peraltro, già in possesso, di fatto incontrastato, della Russia fin dal 2014). Ciò posto, mi interessa un diverso tipo di interpretazione dell’art. 11; e tale interpretazione parte dalla perentorietà del verbo “rifiuta”, termine che è prevalso nella costituente sugli altri due termini proposti, ovvero “rinuncia” e “condanna”. La scelta di quel termine indica che la nostra Costituzione non intende ammettere interpretazioni del tipo “ripudia ma,,,”  elencando eccezioni che, come nel caso in esame, vengono costruite con il solo scopo di contravvenire alla norma costituzionale. Il ripudio, invece di invitare a partorire aborti interpretativi come quello del sen, Amato, induce invece a percorrere la strada di una ricerca costante, insistente, indefessa, spregiudicata, permanente di una soluzione pacifica. Ci sono solo tre casi, che io conosca, di autorità politiche che perseguono il dettato dell’art.11 della nostra Costituzione: papa Francesco, Erdogan e la Cina. Papa Francesco con la sua insistenza di mediazione effettuata dal cardinale Zuppi; Erdogan che ha portato a casa il primo accordo sul grano e che non perde occasione per ritentarci con insistenza; la Cina che con il suo documento in 12 punti ha posto le basi per una trattativa e che ha recentemente accolto il cardinale Zuppi per un possibile coordinamento degli sforzi. Non esiste un solo politico italiano (salvo rarissime eccezioni) che rispetti l’art.11 della Costituzione, né nella maggioranza né all’opposizione, incapaci di ubbidire ad un comportamento costituzionale inequivoco. Personalmente in ogni momento in cui fossi chiamato a pronunciarmi (e penso alle elezioni politiche del 2022 o alle prossime europee) non ho dato e non darò il mio voto a chi non si impegnasse a osservare nel suo mandato pacifista l’art. 11 della Costituzione. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

CONTRO L’IGNORANZA

di Giustino Languasco – Coordinatore Socialismo XXI Liguria | Non condivido e nonsostengo il pensiero del post, che gira in siti social, sulla rete. Perche? Perche’ la visione della Fallaci e’ molto limitativa e chiusa al necessario ed indispensabile rapporto relazionale con le popolazioni del Maghreb. Poi con quelle Arabe. E infine con nazioni in cui l’islam e’ presente, ma gli Arabi non sono la maggioranza della popolazione come l’Iran. La visione della Fallaci porta alle guerre di Religione. Per tre secoli e piu’ queste hanno insanguinato l’Occidente a causa di guerre guerreggiate da cristiani, fra cristiani, anche per motivi religiosi. E ne siamo usciti, seppure con difficolta’, proprio abbandonando i fondamentalismi religiosi, a favore della reciproca “tolleranza”. Non e’ il caso di riproporre con l’Islam un modello guerresco. L’islam non e’ un monolite. Non lo e’ mai stato fin dalla sua origine: dalla sanguinosa rivalita’ fra Ali’ e i farmidi, assertori del predominio dei discendenti parenti in linea di sangue di Maometto I, rispetto agli assertore della Umma, la comunita’ dei fedeli, come designatrice dei Sultani. E non tutti i musulmani di religione sono arabi come stirpe. Anzi, nel Magreb molti discendono dagli antichi invasori romani, altri dai Vandali, invasori del nord Europa, altri sono Berberi. E altri ancora egiziani o libici e marocchini. I tunisini sono un misto di tutti, italiani compresi, piu’ nomadi Bedu. L’Europa a maggioranza cristiana, di varie confessioni, e popolata da tanti agnostici ed atei, nonche’ da gente che non ha convinzioni definite, ma solo dubbi e domande, puo’ dialogare con tutti. E non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. Basta essere vigili e combattere l’ignoranza, madre di ogni fanatismo e di ogni fondamentalismo arrogante e presuntuoso.Per questo sono contro, decisamente contro, lo jus soli e a favore solo e soltanto dello jus culturae. Solo un ignorante puo’ uccidere un altro uomo, od opprimerlo per motivi religiosi. Eliminiamo l’ignoranza e la Fallaci e il suo odio complottista anti islamico sara’ per sempre dimenticato. E vivremo in pace fra persone civili. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

USCITA DI SICUREZZA

di Giustino Languasco – Coordinatore Socialismo XXI Liguria | E’ il titolo di un libro molto bello ed intenso, scritto con grande partecipazione. Un libro autobiografico che fu scritto da Secondino Tranquilli, membro per il PCI, nel 1946, della Assemblea Costituente italiana. Quella fatta per circa 1/3 da PCI un altro 1/3 dal PSI e circa 1/3 dalla DC che approvo’ il testo della nostra bella Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza, dopo che il referendum istituzionale aveva mandato in esilio definitivo la Monarchia dei Savoia. Secondino Tranquilli, chi era costui? Questo era il suo vero nome di battesimo, ma anche se oggi nelle scuole pubbliche non lo si legge proprio piu’, e’ uno dei grandissimi, almeno per me è tale, della letteratura italiana che lo ricorda, quando le rare volte lo ricorda, col suo pseudonimo o “nom de plume“: Ignazio Silone. Silone ha scritto alle opere bellissime, questa e’ la piu’ bella e meno nota: ” uscita di sicurezza” (chi puo’ se lo procuri e lo legga). Il diario di un convinto militante comunista che nel 1957 assiste sgomento al massacro dei comunisti e dei comuni cittadini ungheresi, per mano assassina dei membri del politburo del Pcus, della allora Unione Sovietica. I carri armati russi posero fine, nel sangue, al primo tentativo di “Socialismo dal volto umano”: se oggi in Ungheria vince una destra grezza e becera, quella di Orban, ci sono dei motivi storici. Allora, e da allora, si perse la speranza. I comunisti russi ammazzarono brutalmente i comunisti ungheresi, che combatterono e morirono da eroi , in armi, per difendere il loro diritto a essere liberi e non schiavi della Unione Sovietica. Gli accordi di Yalta (in Crimea) non lo prevedevano. E nessuno in Occidente intervenì, nonostante i disperati appelli radiofonici dei resistenti. Fu uno shock per tanti veri comunisti italiani: fra essi Secondino Tranquilli. Si accorsero di aver sbagliato tutto nella loro vita politica, di aver servito un mostro che credevano essere invece un angelo liberatore. I piu’ onesti intellettualmente fra loro, abbandonarono il PCI che non aveva nemmeno a parole condannato la invasione Sovietica, anzi la appoggiava. Da allora, da quelle tragiche vicende, di acqua sotto i ponti della storia ne e’ passata tanta, Praga ’67; Berlino 1989. Oggi la Unione Sovietica e’ scomparsa. Il PCI si e’ sciolto. Quel mondo non esiste piu’. I cocci di quelle esperienze, solo alcuni cocci, hanno dato vita al PD: rimettere insieme le tre annime costituenti. Un pezzo di ex PCI, una manciata di socialisti, la sinistra democristiana diventata Margherita. Il progetto e’ fallito. Per tanti motivi. E i topi lasciano la nave prima che affondi, per cercarsi una nuova casa piu’ confortevole e sicura. Altri , come chi scrive, la nave l’ha lasciata ancora prima, ma non per cercare nuove poltrone, nuove alleanze, nuovi incarichi pubblici: questi li lasciamo a quelli che ne hanno tanta fame. Per lavorare e basta, e tornare alle origini. Al 1892, quando un gruppo di operai portuali genovesi si riunì e diede vita al Partito Socialista Italiano. Uno, unitario, riformista, grande. E’ questa la nostra sola ” uscita di sicurezza”. SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: QUALI PERICOLI?

di Luigi Ferro – Presidente di Socialismo XXI | L’ intelligenza artificiale permette ai sistemi di capire il proprio ambiente, mettersi in relazione con quello che percepisce e risolvere i problemi, agendo verso un obiettivo specifico. Esistono tre tipi di intelligenza artificiale: quella artificiale limitata, artificiale generale e la superintelligenza artificiale. Insomma, l’intelligenza artificiale consente di progettare sistemi hardware e sistemi di programmi software che consentono all’elaboratore elettronico di fornire certe prestazioni. Gli ambiti di applicazione sono numerosi, ma quali i limiti? Di certo questi sistemi pongono problemi giuridici ed etici. Il progetto di legge Europea sulla intelligenza artificiale sara’ operativo nel 2024 per una regolamentazione del settore. Gli USA sono piu’ avanti in tema di tutela della privacy. I rischi maggiori sono pero’ le pratiche manipoative e la possibilita’ per l’IA di avere un certo grado di autonomia decisionale anche se allo stato a mettere in atto le proprie determinazioni sono sempre gli esseri umani. Invece nel caso di veicoli autonomi la macchina potrebbe prendere tutte le decisioni ed eseguirle. Siamo di fronte a una tecnologia davvero dirompente con capacita’ addirittura di mentire per raggiungere una serie di obiettivi o commettere reati e violazioni informatiche. Non e’ peregrino sostenere che chi controlla l’ IA controlla il mondo. Come tutti i fenomeni tecnologici occorre avere la massima attenzione per le implicazioni o le ricadute dell’ IA nelle nostre vite. Deve essere chiara la contrarietà a un mondo gestito esclusivamente da macchine che possono avere un certo grado di autonomia decisionale e fare a meno dell’uomo con i suoi tempi di reazione o di intervento piu’ lenti. Il rischio e’ notevole. Necessaria appare una regolamentazione basata su principi etici inconfutabili, possibilmente universale. Cio’ peraltro presupporrebbe la condivisione delle conoscenze tra i popoli per una forte responsabilizzazione di tutti per evitare un uso inappropriato di questa nuova tecnologia. I rischi sono molteplici, ma il progresso tecnologico non puo’ essere fermato. Regolamentato e guidato, certamente. Per non commettere gli errori del nostro passato. Un’ ultima riflessioni attiene al mondo virtuale che rende le società e i singoli sempre piu’ soli. Piu’ deboli. Una società che in futuro potrebbe dialogare esclusivamente con una macchina o con un robot (la memoria mi porta a film come War Games, Terminator, etc. ) spaventa i piu’ accorti. Il tema delle relazioni umane rischia di essere fortemente compromesso e con esso il suo portato culturale. L’ IA aiuterà l’umanita’, va sostenuta, soprattutto per l’impatto positivo in campo medico, ma stiamo attenti ai pericoli che questa nuova tecnica potrebbe causare nella nostra vita in assenza di quei comportamenti etici universali e di leggi adeguate , anche queste universali, capaci di limitarne i rischi mettendo al centro l’ uomo con la sua intelligenza e sensibilita’. Sempre! IL RAPPORTO TRA INTELLIGENZA ARTIFICIALE E LAVORO L’intelligenza artificiale fa parte della nostra vita e di conseguenza trasformera’ il mondo del lavoro. L’ IA riguarda tutti i settori e nasce per aumentare la produttivita’ con meno persone.Pensiamo ai supermercati dove invece del cassiere troviamo le casse automatiche. In un mondo che sara’ dominato dalle macchine, quali scenari si avranno sul fronte lavorativo? Secondo una recente ricerca dell’OCSE, le attivita’ lavorative a rischio automazione sarebbero circa il 28% del totale. Si tratta di settori legati alla produzione, alla costruzione, all’ allevamento, all’agricoltura e al trasporto. Per ora, ovviamente! Se da un lato l’IA portera’ ad un aumento dei posti di lavoro e’ altrettanto vero che in alcuni settori l’automazione fara’ decrescere il tasso di occupazione. Quali rimedi per evitare il collasso e un numero considerevole di soggetti senza lavoro? La sfida e’ giuridica ma anche etica. Una societa’ giusta e libera non lascia indietro nessuno. Occorre evidentemente investire in settori dove la presenza dell’ uomo e’ primaria. Investire in cultura, turismo, per esempio. Ricerca e formazione. Biotecnologia e innovazione. Altro settore essenziale e’ la scuola e l’ istruzione. Di fondamentale importanza sono le questione climatiche e ambientali. Insomma investire in settori dove e’ necessaria la forza lavoro dell’uomo. La sua presenza. Ma cio’ non basta! Occorre pensare a forme di sostegno universali qualora il mercato non sia in grado di assorbire tutti e di garantire a tutti una fonte di reddito da lavoro per sopravvivere. Secondo alcuni economisti, il futuro deve basarsi sui concetti di decentralizzazione e di reddito universale. In Alaska gli abitanti ogni anno ricevono un assegno che deriva dagli utili generato dall’estrazione di gas e petrolio nel territorio nazionale. Le materie prime in Alaska sono considerate risorse comuni. In Italia pensiamo per esempio ai profitti dell’ENI, facendo un parallelo. Questo è il modello di decentralizzazione ovvero creare aziende che gestiscono le risorse comuni che a loro volta producono un reddito universale per sostenere l’umanita’ in un mondo con poco lavoro. Anche il mondo del software dovrebbe essere assoggettato al decentramento per evitare, peraltro, l’eccessiva concentrazione e monopolizzazione del settore nelle mani dello Stato o di aziende private. Mettere in campo politiche di sostegno concrete per aiutare popolazioni prive di lavoro. A tutto questo occorre pensare anticipatamente accompagnando la societa’ alla transizione verso un mondo dove l’automazione lentamente sostituira’ l’uomo in alcuni settori essenziali. Una forza di ispirazione socialista non può trascurare la portata della questione ed immaginare il futuro. I processi di trasformazione della societa’ o di cambiamento sono necessari per migliorare le condizioni generali di vita di tutti. Si chiama progresso. Ma opportunamente occorre ripensare al nostro modello economico e sociale perche’ sia concretamente inclusivo. Il rischio e’ di aumentare il disagio sociale e quelle forme di disuguaglianza che abbiamo il dovere di contrastare e di combattere. E’ l’essenza del socialismo! Pensare al futuro adesso e alle ricadute nelle nostre vite dell’IA per progettare la societa’ del futuro. Una societa’ giusta e libera dove a tutti sia consentito di vivere dignitosamente. Ne consegue che se e’ vero che l’automazione soppiantera’ la forza lavoro degli uomini in alcuni settori, e’ questo il momento di pensare a politiche di sostegno universali onde evitare crisi sociali dagli esiti incerti. A quelle forme di …

LETTERA DI SOCIALISMO XXI AL PSI

Ufficio di Presidenza | All’attenzione del segretario Maraio Caro Segretario, abbiamo letto che l’evento organizzato dal Tuo Partito mira a dare un contributo qualificato alla politica mediante il lancio di campagne tematiche del PSI. Ne prendiamo atto e ne siamo lieti e ci auguriamo che le risultanze delle elaborazioni siano poi trasfuse anche al “Tavolo di Concertazione” – al quale insieme aderiamo con altre Organizzazioni politiche – con la finalità di costruire una nuova organizzazione unitaria di ispirazione socialista. In quella sede unitaria daremo il nostro contributo e siamo convinti che non ne mancheranno altri. Auguriamo successo ai Vostri lavori e leggeremo con attenzione ed interesse le risultanze dell’evento. Con i migliori saluti. Luigi Ferro – Presidente Socialismo XXI SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it

INAUGURAZIONE DEL CIRCOLO GIACOMO MATTEOTTI DI PALAGIANO

SOCIALISMO XXI UFFICIO DI PRESIDENZA NAZIONALE Nella data simbolo del 14 luglio 2023 si è tenuta l’inaugurazione del Circolo Socialismo XXI – Giacomo Matteotti di Palagiano (Taranto) alla presenza del Presidente Nazionale Luigi Ferro, del Vice Presidente Marco Destro e del Responsabile della Comunicazione Vincenzo Lorè. La sede, inserita nel meraviglioso contesto storico di Palagiano, proprio affacciata sulla piazza principale, sarà a disposizione dei cittadini e punto di riferimento politico del Comune.In occasione dell’inaugurazione è stato presentato il volume “Mauro Del Giudice. Il magistrato che fece tremare il Duce” dell’’Illustre Professoressa Teresa Maria Rauzino. Il libro tratta della biografia del Giudice istruttore Mauro Del Giudice, il quale svolse le indagini sull’omicidio di Giacomo Matteotti. Nonostante la meticolosità e l’ampiezza delle investigazioni compiute, Del Giudice venne estromesso delle stesse, in quanto afferrò la triste verità che si celava dietro al barbaro fatto di sangue. Il Circolo di Palagiano ha inteso consacrarsi al martire socialista Giacomo Matteotti in richiamo della storica Sezione del PSI ad egli intestata e per rifulgere l’illibato impegno morale del deputato.L’inaugurazione, svoltasi alla presenza di una trentina di compagni, si è conclusa con un brindisi conviviale.L’evento è stato patrocinato dal Comitato provinciale del Polesine per il centenario dell’omicidio Matteotti, dal Centro ricerche Toni Destro A.P.S. e della Fondazione Saragat – Matteotti di Roma.Il Circolo è presieduto dal compagno Giulio Resta e coadiuvato dalla compagna Carmela Recchia.Per chi volesse mettersi in contatto col Circolo, i recapiti sono: ass.socialismoxxi@gmail.com Tel. 3920906188. GALLERIA SocialismoItaliano1892E’ un progetto che nasce con l’intento “ambizioso” di far conoscere la storia del socialismo italiano (non solo) dei suoi protagonisti noti e meno noti alle nuove generazioni. Facciamo comunicazione politica e storica, ci piace molto il web e sappiamo come fare emergere un fatto, una storia, nel grande mare della rete. www.socialismoitaliano1892.it