LA VICENDA DI SIGONELLA
LUISS GUIDO CALVI – LIBERA UNIVERSITA’ INTERNAZIONALE DEGLI STUDI SOCIALI DIPARTIMENTO di Scienze Politiche Cattedra di Teoria e storia dei movimenti e dei partiti politici LA POLITICA ESTERA DI BETTINO CRAXI NEL MEDITERRANEO: DALLA SEGRETERIA AL GOVERNO Tesi di: Benedetta Bassetti Matr. n. 068302 Relatore Prof. Vera Capperucci ANNO ACCADEMICO 2012-2013 CAPITOLO QUARTO La vicenda di Sigonella 4.1 Il sequestro dell’Achille Lauro Quella giornata di sabato 12 ottobre 1985 si annunciava come un momento assai rischioso per la politica estera italiana in quel periodo. E’ lunedì 7 ottobre del 1985 quando arriva l’annuncio del sequestro dell’“Achille Lauro” da parte di un gruppo di terroristi palestinesi. Sulla nave ci sono 334 uomini di equipaggio e 201 passeggeri, 545 ostaggi a rischio vita. Le prime misure del governo italiano sono di carattere militare. Ma le carte che Craxi vuole giocare, prima, tutte, sono le carte politiche. E’ chiaro a tutti che ogni possibile soluzione pacifica della vicenda richiede anzitutto di conoscere a quale gruppo della diaspora palestinese appartengono i terroristi che hanno assalito la nave italiana. In un messaggio personale a Craxi, Arafat afferma la totale estraneità dell’OLP all’operazione contro l’Achille Lauro; offre anche i suoi servigi per cooperare a una fine non cruenta dell’attacco terroristico. L’attacco è avvenuto in acque internazionali, ma la nave sembra puntare verso l’Egitto. E’ una buona notizia. L’Egitto è contrario alle guerre, al terrorismo, può essere un buon mediatore. Arafat ha inviato due emissari al Cairo, tra cui Abu Abbas alla cui formazione militare i terroristi, (peraltro poi rivelatosi schegge impazzite), erano affiliati. Abbas convince i dirottatori alla resa con la sola contropartita di un salvacondotto che consentirà loro di raggiungere la Tunisia dove l’OLP s’impegna a processarli.39 Mercoledì 9 la resa dei dirottatori. Giovedì 10 un giorno tranquillo e un sospiro di sollievo per aver evitato un bagno di sangue e l’impegno affinché gli assassini di un povero turista statunitense di origine ebrea e paralitico, che era stato ucciso a bordo, avessero il processo che gli spettava. Tutti sono convinti che l’Egitto abbia già consegnato i dirottatori all’OLP, secondo i termini della resa. Invece no: quando alle 23.50, la Casa Bianca chiama Craxi i terroristi sono nel cielo italiano, a bordo di un Boeing 737 dell’Egypt Air che quattro Caccia F14 americani partiti dalla portaerei Saratoga hanno intercettato e obbligato a puntare verso l’Italia. E’ Ronald Reagan che parla al telefono per chiedere l’atterraggio a Sigonella e fa una seconda telefonata per chiedere il trasferimento in America degli assassini di Leon Klinghoffer. Nella situazione di emergenza in cui si era venuto a trovare Craxi chiama l’ammiraglio Martini, capo del Servizio Informazione militare; da Martini a Bertolucci, capo di Stato Maggiore della Difesa; da Bertolucci a Cottone, comandante dell’Aereonautica, da Cottone al Colonnello Annicchiarico, comandante della base di Sigonella. L’atterraggio dell’aereo egiziano avviene alle 00.16 e trova già schierati avieri e carabinieri. 4.2 Sigonella Comincia la vicenda di Sigonella. Sigonella è una base NATO, a pochi chilometri da Catania. E’ suolo italiano a tutti gli effetti, soggetto ai poteri della giurisdizione italiana. Quando il Generale Stiner e le cinquanta “teste di cuoio” del Seals Team six si avvicinano all’aereo egiziano, questo è già circondato dai soldati italiani. Stiner dispone i suoi soldati tutto intorno al cerchio degli avieri e dei Carabinieri e dice ad Annicchiarico che deve prendere i terroristi che sono a bordo del Boeing. Al diniego dichiara che ha ordini dalla Casa Bianca, ma capisce ben presto che la foga non gli servirà contro l’ordine di difendere l’aereo egiziano che il comandante italiano intende far rispettare. Stiner, dopo aver ancora parlato con Washington, conferma l’ordine di catturare i terroristi e dichiara che essendo un militare egli dovrà esercitare tutti i poteri e i doveri che tale qualifica comporta. Gli si obbietta che egli ha di fronte altri militari, i quali hanno ordini uguali per l’uso della forza, opposti riguardo agli obiettivi. Stiner continua a tormentare la radio. Alle quattro del mattino comunica che ha avuto l’ordine di ritirarsi: c’è stato l’ultimo “no” di Craxi a Reagan, la Casa Bianca non può insistere nella violazione del diritto internazionale e delle leggi di uno Stato alleato. Alle 8.30 di quel sabato mattina, il Presidente del Consiglio Craxi viene informato dal suo consigliere diplomatico Antonio Badini che da lì a poco l’Ambasciatore americano Max Rabb sarebbe andato dal Consigliere diplomatico del Presidente alfine di consegnarli una memoria per l’estradizione dei quattro dirottatori presi in consegna dalle autorità italiane a Sigonella, contenente anche una specifica richiesta di fermo indirizzata ad Abu Abbas, dichiarato capo e ispiratore del gruppo terroristico autore del dirottamento, Craxi ascolta e lo incarica di chiedere ad Amato, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, di far venire con urgenza a Palazzo Chigi il gruppo di magistrati incaricati dal Ministro Martinazzoli di esaminare e valutare i documenti e preavvertire Renato Ruggero, segretario generale della Farnesina, che egli avrebbe dovuto convocare l’ambasciatore Rabb per le ore 12.00 per comunicargli l’esito dell’esame dei documenti americani. Craxi non ha intenzione di allungare i tempi della decisione. Egli aveva promesso al capo della Casa Bianca che avrebbe assicurato alla giustizia i quattro dirottatori e avrebbe assunto elementi per chiarire la posizione dei “mediatori” a bordo dell’aereo dirottato, tra cui Reagan affermava vi fosse Abu Abbas, leader della fazione dissidente dell’OLP denominata Fronte per la liberazione della Palestina. Craxi, dopo aver appreso dell’uccisione di Klinghoffer, un cittadino israeliano paralitico, aveva anche scritto a Mubarak ricordandogli che la disponibilità dell’Italia a mantenere il salvacondotto per i dirottatori su cui era impegnato l’Egitto era subordinata alla condizione irremovibile che non vi fossero stati fatti di sangue a bordo nel corso del sequestro. Craxi su questo punto fu molto attento a non contraddirsi e a osservare in qualunque circostanza una rigorosa coerenza con qualsiasi tipo d’impegno egli si assumeva. Riferendosi ai quattro palestinesi accusati di sequestro della nave e di atti di violenza a bordo Craxi non aveva con Reagan alcun impegno all’estradizione, questione che egli considerava, correttamente di diritto interno, dato che …