ODDINO MORGARI (1865-1944). BIOGRAFIA POLITICA DI UN “CITTADINO DEL MONDO”
Tratto da un’opera di Giovanni Artero: APOSTOLI DEL SOCIALISMO Nell’Italia nord-occidentale: Giovanni Lerda, Oddino Morgari, Costantino Lazzari, Dino Rondani 1. Il personaggio 2. Nel socialismo torinese del decennio 1890-1900 3. L’elezione nel 1897 e il Novantotto 4. L’ostruzionismo (1899) 5. L’attività all’inizio del Novecento (1900-1905) 6. Il” propagandista” Morgari e il “ciarlatano” Frizzi 7. A Torino agli inizi del secolo. Lo sciopero dei gasisti (1902) 8. Segreteria della Camera del lavoro e lotte del 1906 9. La sezione socialista torinese nel primo decennio del ‘900 10. Alla segreteria del PSI. L’”Integralismo” ( 1906-08) 11. La direzione dell’”Avanti!” (1908) e un primo “dialogo” coi cattolici 12. Attività in Parlamento e nel Paese (1907-11) 13. Con Salvemini per la questione Meridionale 14. Viaggio in Oriente e congresso di Ancona (1911-14) 15. Lo scoppio della guerra 16. L’incontro di Lugano (1915) 17. La «Missione Morgari». Parigi e Berna 18. Nel Paese in guerra (1915-16) 19. Da Zimmerwald a Kienthal 20. La Missione Ford 21. Nel Paese in guerra (1917-18) 22. La Commissione di informazione e di azione internazionale (1918) 23. La Comune di Budapest (1919) 24. I viaggi in Russia e la ricostruzione economica in Russia (1922 e1936) 25. Nell’antifascismo in Italia e in Francia (1922-44) Il personaggio Nato a Torino il 16 novembre 1865 in una famiglia di pittori (tali furono il padre Paolo Emilio, la madre Clementina Lomassi, la sorella Bice, il fratello Luigi, il più celebre, vissuto dal 1857 al 1935 e autore di numerosi affreschi[1]), questa parentela concorse probabilmente allo stereotipo di “bohemien”. A questa nomea contribuì l’autobiografia di Rinaldo Rigola in cui l’anziano sindacalista racconta che, eletto deputato nel 1904, non essendovi allora indennità per tale carica “l’on. Morgari mi impartiva delle lezioni di economia parlamentaristica:…”risparmio i soldi dell’albergo andando a dormire in treno. Combino il viaggio in modo che tra l’andata e il ritorno ci sia da passare l’intera notte” approfittando della franchigia ferroviaria che consentiva ai deputati di viaggiare gratuitamente.”Sapevo che Morgari era capace di fare ciò ed altro ma non ero del suo avviso…non mi sentivo di spingere il mio eroismo a tal punto……non [ero ] tagliato per l’eccentricità” [2] Più seriamente, c’è sicuramente nella sua vita un lato avventuroso, un certo gusto per la vita nomade: dal soggiorno in Francia alla fine degli anni ’80 alla presenza in Macedonia nel 1903 dove era accorso in occasione dell’insurrezione al dominio turco, dai due anni trascorsi in Estremo Oriente (1911-13), ai viaggi durante la guerra mondiale per riallacciare i rapporti tra i socialisti, fino alla presenza a Budapest durante la “Comune” e ai viaggi in Russia nel 1922 e alla metà degli anni ’30. Spontaneo il paragone con personaggi del socialismo dell’epoca, come Giacinto Menotti Serrati[3] che trascorse una parte importante della sua vita nell’emigrazione come organizzatore dei lavoratori italiani in Svizzera e negli Stati Uniti, o come il “cittadino del mondo” Edmondo Peluso[4] che ha suggerito il sottotitolo. Al di là dell’aspetto pittoresco è importante cogliere lo spessore umano e politico del personaggio che fu una figura non secondaria di un quarantennio del socialismo italiano, e nel periodo della guerra anche internazionale, trovandosi sovente al centro dei più importanti avvenimenti, fino almeno al primo dopoguerra quando verrà superato dai nuovi eventi e da una nuova generazione. Nel sistema di valori fondativi del socialismo italiano delle origini, il carattere positivistico-sentimentale della sua adesione è comune alla maggior parte della generazione, mentre i suoi tratti distintivi sono il disinteresse, che lo portò a subire più che a ricercare le cariche direttive, e la predicazione tra le masse. Nelle cronache delle agitazioni e degli scioperi di tutta Italia, dal 1890 in poi è raro non trovare il suo nome: quando la situazione si faceva critica e occorreva la presenza di qualcuno che sapesse parlare alle masse, le sezioni del Partito e le Camere del Lavoro si rivolgevano a lui.. Nel 1885 durante il servizio di leva, che per la sua conoscenza del disegno andava svolgendo all’Istituto Geografico Militare di Firenze, ebbe luogo la sua iniziazione politica, che così rievocherà in uno scritto dei suoi ultimi anni: “nella mia adolescenza per motivi di natura psicologica ed ereditaria la mia mentalità era come una spugna pronta ad imbeversi di quel qualunque ideale umanitario che le fosse prospettato dal primo idealista in cui si sarebbe imbattuto; e volle il caso che questo fosse un mazziniano andato al par di me nella Fortezza di Basso di Firenze, ragion per cui in tre giorni fui avvinto e mi diedi a quella fede per metà politica e per metà religiosa con quella stessa ardente passione con cui un giovane vive il suo primo amore” [5] Ma fu trasferito per punizione «quando il Ministero delegò una Commissione disciplinare a giudicare di un rapporto della polizia, che [lo] denunciava come mazziniano»[6] Espatriato dopo il servizio militare, raggiunse Parigi e in seguito Marsiglia dove dal settembre al dicembre del 1890 diresse il circolo mazziniano. Per usare le sue parole, scritte però a cinquant’anni dagli avvenimenti e quindi da considerare con cautela: “Quattr’anni erano passati dopo d’allora durante i quali avevo preso contatto col pensiero socialista traverso scarse ed incomplete battute, cosicchè poco a poco ero venuto a dubitare che il mazzinianesimo fosse un edificio mancante di alcuni muri maestri, ma per passare alla convinzione socialista ero impedito da diverse obiezioni suggeritemi dal buon senso dell’aspetto pratico delle questioni già vivo in me nonostante l’età giovanile. Respingevo con noia certe obiezioni volgari…..ma certi altri dubbi mi ponevano in imbarazzo: per esempio mi stringeva il cuore assistendo alla propaganda di tanti sindacalisti e socialisti che alle masse parlavano soltanto di diritti e mai di doveri…e che si disinteressavano delle sofferenze di tanti altri lavoratori solo perchè non portavano il berretto dell’operaio di fabbrica….Si poteva temere che nel nuovo assetto si scatenasse una nuova forma di sfruttamento, quella degli oziosi e dei cinici sui compagni coscienti e volonterosi…. mi chiedevo se per ottenere un corretto adempimento dei nuovi obblighi sociali non sarebbe stato necessario un regime di …
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